Thursday 12 June 2008

Conquistados

Sopravvivere alla conquista - breve viaggio fra gli indios centroamericani.

Da buon Europeo, pensavo che il considerare la "Scoperta" dell'America del 1492 un avvenimento nefasto fosse un atteggiamento originale, alternativo e da bravo borghese progressista politicamente avanzato. Arrivati in Messico, l'ombra della conquista ti salta addosso come un incubo oscuro, riflessa in tutti gli angoli, e ci si rende rapidamente conto che si tratto' di uno dei genocidi meglio organizzati della storia. Mi correggo, si tratta, visto che ancora oggi l'oppressione dell'indio va avanti, appoggiata dai governi fascisti filostatunitensi che dominano il Centro America. Nell'immaginario collettivo messicano, Moctezuma e Malinche - due personaggi che hanno aperto le porte ai conquistadores - sono sinonimi di pusillanimi e traditori, nessuna madre messicana chiamerebbe la figlia Malinche; invece molti bimbi vengono chiamati Cuahtemoc, dal nome dell'ultimo capo indio che resistette eroicamente contro Cortez. La statua dell'indio Cuahtemoc nella piazza centrale (Zocalo) di Messico ha sempre fiori freschi - un po' come l'altare di Giulio Cesare nel Foro Romano a Roma.

Gli spagnoli ci si misero di buona lena a distruggere sistematicamente tutti i templi atzechi, maya e quant'altro, e per sommo spregio ci costruirono di fianco le loro cattedrali cristiane riusando le pietre del templi. Un esempio per tutti e' il Tempio Mayor e la Cattedrale di Citta' del Messico, a un centinaio di metri uno dall'altra; oppure il complesso religioso azteco di Cholula, raso al suolo e sostituito da una infinita' di chiese e conventi. Le chiese cristiane del 1500 nel nuovo mondo sono un monumento al genocidio, in qualche modo ricordano l'abitudine nazista di lastricare le strade del ghetto con le pietre tombali ebree. I grandiosi murales di Diego Rivera, nel Palazzo Municipale della Capitale, riassumono le fasi del massacro; i fattori determinanti furono: - la superiorita' tecnologica, data dall'uso di cavalli, di cani da caccia, di armature di ferro e spade - l'uso del divide et impera per creare alleanze e approfittare delle rivalita fra le tribu' di indios per mettere una contro l'altra , salvo poi massacrare i precedenti alleati una volta che non servivano piu' - l'arma ideologica della religione cristiana per creare negli indios rassegnazione e sottomissione

Gli zelantissimi preti cristiani, al seguito dell'esercito di occupazione, si adoperarono immediatamente per incendiare tutti gli scritti delle civilizzazioni conquistate, e il lavoro fu fatto talmente bene che delle migliaia di opere atzeche ci restano solo due o tre. Che il lavoro dei preti fosse cosi' essenziale nel processo di dominazione, e' testimoniato dal fatto che gli stessi proprietari terrieri spagnoli sollecitassero fortemente alla chiesa cristiana l'invio degli "indottrinatori", cioe' preti specializzati nello spezzare la spina dorsale ideologica della resistenza india.

I difensori della chiesa cattolica sbandierano il nome di Fra Bartolome de las Casas come un esempio di difensore degli indios; in realta' il frate interveni' nel conflitto fra la Corona spagnola e i terratenenti centroamericani, poco inclini a pagare tasse, rivalutando gli indios puramente nella funzione economica di sudditi e contribuenti dell'Impero. Sterminare indios era male, si, ma piu' che altro perche' si privava cosi' l'Impero di braccia che lavorassero nei campi e nelle miniere, e la Chiesa di fedeli e contribuenti. E infatti la Corona interveni' con leggi per proteggere gli indios, la Leyes Nuevas, ma mantenendoli in situazione di assoluta sudditanza e ai limiti della schiavitu'. Questo permise comunque agli indios di sopravvivere fino ad oggi; per lo meno l'ombra degli indios di un tempo.... da orgogliosi guerrieri, abilissimi artigiani, grandi artisti e poeti di una volta, gli indios oggi hanno perso la loro anima, sono diventati timidi, diffidenti (e come non esserlo, dato che ogni volta che si sono fidati li hanno fregati!), le loro attivita' economiche di mera sussistenza - dato che le loro terre migliori se le sono portate via gli spagnoli. Un bell'aneddoto e' questo: un prete passo' molti anni presso una comunita', conquistandosi la fiducia della gente. Alla fine quando lui stava per andarsene alla fine dell'incarico gli indios decisero di dirgli che presso il villaggio c'era dell'oro. Per gli indios la scoperta dell'oro era una disgrazia terribile perche' significava essere condannati a finire schiavi nelle miniere. Quindi il dirlo al prete era un gesto di grandissima fiducia. Il prete si riempi' le tasche d'oro e poi per farsi bello con la Corona ando' immediatamente a dirlo in giro e cosi' gli indios finirono miseramente sotto terra. Poi uno si stupisce che gli indios siano diffidenti. Un bellissimo esempio di come infinocchiare l'indio sono le chiese di Chichicastenango: siccome l'indio era abituato a fare le sue cerimonie sui gradini delle piramidi, i preti che costruirono queste chiese fecero delle grandissime scalinate uguali uguali alle scalinate delle piramidi. Cosi' ancora oggi gli indios celebrano i loro riti maya - incluso sacrifici di galline - sulle scalinate delle chiese e pagano di buon grado il tributo al prete. La sopravvivenza ancora oggi di questi riti maya e' toccante, nel cimitero si possono vedere sciamani che fatto riti col fuoco ed e' da brivido, sembra di essere in un fumetto di Tex Willer perche' questi sciamani sono spiccicati ai Sioux (o erano Cheyennes?) di Piccolo Grande Uomo. Che ancora oggi esistano questi riti, e' una testimonianza di quanto gli indios devono odiare gli europei e debbano cercare di stare il piu' lontano possibile da loro. Di fatto, a forza di stare in mezzo agli indios, anche io ho finito per associare l'europeo ad uno scimmione violento volgare e stupido, e arrivato in citta' dove la maggioranza e' meticcia o europea avevo la stessa sensazione di ripugnanza che provo' Gulliver di ritorno fra gli uomini dopo la permanenza nel mondo dei cavalli. Gli indios sono belli nei loro variopinti vestiti tradizionali, nella gaiezza del loro sguardo e la luce del loro sorriso, nella loro spontaneita' e ingenuita, nel loro vivere in armonia con l'ambiente, nella forza dei loro rapporti famigliari e sociali, nella loro religiosita' legata alla natura. Ho pensato molto seriamente di mollare tutto e andare a vivere fra loro sulle montagne del Guatemala. Non sarei il primo a farlo. Il punto e' imparare a fare qualcosa di utile alla gente.

Un altro tributo alla ingegnosita' dei preti nell'infinocchiare gli indios lo pago qui: i preti arrivano, e cominciano a demonizzare il sesso e la nudita'. Si sa, il sesso mette in comunicazione l'umano e il divino, ma questo e' il mestiere esclusivo del prete, quindi per aumentare il suo potere il prete deve togliere di mezzo il sesso. Ma questo e' difficile farlo perche' ci sono forti pulsioni biologiche; si puo' pero' sublimare queste pulsioni. Qui il grande colpo di genio: mascherare all'interno della religione un simbolo fortemente sessuale come oggetto di adorazione. Di qui il capolavoro supremo del prete indottrinatore: la Vergine di Guadalupe, icona adorata in tutta America Centrale, che e' la stilizzazione artistica piuttosto precisa dell'organo sessuale femminile. Andate a cercare su google una foto e poi mi dite se non ho ragione.


Ancora oggi, per un indio che cerchi lavoro in citta' e' meglio togliersi gli abiti tradizionali e fingersi meticcio, "ladino". L'unico posto dove essere indio e' un vantaggio sono le ONG.

Parlare di questione india senza parlare della questione della terra non ha senso. Il Zapatismo si rifa a questa lotta india per la terra, sono andato a visitare una comunita' zapatista ma devo dire che non mi e' piaciuto, una mezza pantomima con tutti questi passamontagna, un pericolosissimo culto della personalita' di Marcos, molta retorica e poco spirito pratico, tantissima inefficienza, molta dipendenza dagli aiuti internazionali... se l'economia si mandasse avanti a colpi di murales e di discorsi, il Chiapas zapatista batterebbe il Giappone. Di fatto, Marcos e' laureato in lettere...almeno Zapata era contadino, come leader mi sembra piu credibile.

Negli anni di lotta armata zapatista, molti indios si sono buttati in una lotta improvvisata fidandosi di capi improvvisati e di pochi scrupoli, buttandosi armati di bastoni contro la polizia federale armata di elicotteri e bazooka.... a migliaia nel 1994 sono morti crivellati di colpi per occupare militarmente Ocosingo, dopo che Marcos aveva garantito loro che non c'era nessun rischio.... la polizia li stava aspettando. Dopo il massacro, la polizia ha fatto alla svelta pulizia dei cadaveri e ai giornalisti ha mostrato un campo di battaglia con pochissime vittime - mi ricorda le stragi di Shabra e Shatila e di Falluja, quando ai giornalisti viene concesso di accedere ai luoghi del massacro ormai il sangue e' stato tutto lavato.

In Guatemala, ugualmente le comunita' indios si sono trovate fra l'incudine della guerriglia dell'FMLN e il martello dell'esercito comandato dal neonazista Rios Montt, che ha praticato la politica della terra bruciata, cioe' lo sterminio degli indios accusati di sostenere la guerriglia. Ugualmente la guerriglia sterminava gli indios che non li sostenevano per paura delle rappresaglie dell'esercito. A dieci anni dagli accordi di pace, i mandanti di tutte queste stragi occupano i massimi incarichi istituzionali e finira' tutto nel dimenticatoio. Pinochet insegna. Nei lunghi viaggi sugli autobus ho provato a farmi raccontare da compagni di viaggio indios cosa era successo durante gli anni della guerra interna; inutilmente, vogliono tutti dimenticare, seppellire i morti e dimenticare gli orrori vissuti. L'indio viene fregato dagli stessi indios "cachiques", i prominenti che si fanno eleggere rappresentanti delle comunita' e che di fatto si vendono al potere per favorire lo sfruttamento delle comunita'. Mi sono infilato di straforo nella sala del consiglio indigeno di Chichicastenango e i leaders locali mi avevano un aspetto estremamente loffio (mafioso), rimasi stupito per l'assenza sulle pareti di qualsiasi richiamo ad una lotta di difesa dell'indio, invece pullulavano di ritratti dei cachique stessi, una specie di autoincensamento dei leaders.

(maggio 2007)

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