Friday 21 May 2010

Palestina 2008

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace...


E va bene, ho letto 10 volte "Se questo e' un uomo" ed ogni volta mi sono emozionato;
ho visto 10 volte "Schindler's List" e ogni volta mi sono emozionato;
quando ho scoperto di avere un bisnonno ebreo mi sono pure emozionato, sentendomi
orgoglioso di avere un po' del sangue di Marx, Freud e Cristo;
ma quando sono arrivato in Israele/Palestina non mi ci' e' voluto molto
per capire chi opprime chi, di questi tempi... anche a livello bioenergetico,
c'e' qualcosa che differenzia profondamente i due popoli, e che puo' essere usato
per capire di quale etnia e' chi ti sta di fronte, anche piu' dei tratti somatici
e del modo di vestire... un po' duri, severi, rigidi, ingrugniti e difensivi
gli israeliani; giocosi e scugnizzi, espressivi, sgaruppati e sognatori,
magari anche un po' tristi abbacchiati e frustrati, i palestinesi.

Il muro visto in televisione non fa lo stesso effetto che visto dal vivo,
quando ci sei davanti e' il senso della sua assurdità ti piomba addosso e non te la scrolli
di dosso, una grande zoo, un ghetto inventato da dei finissimi mostri della ingegneria sociale,
degni dei migliori gerarchi nazisti. Dall'altra parte del muro, dopo aver superato faticosamente
i checkpoint e i reticolati, il ghetto palestinese.

Il ghetto: "il ghetto e' liberta'", dice paradossalmente un ebreo in "Schindler's list", "qui siamo lontani
dai nostri oppressori, le mura del ghetto sono la nostra protezione".... cosi' mi sento io in Ramallah,
da questa parte non ci sono ebrei, solo arabi, con i loro vestiti sgaruppati, il loro modo di vita per le strade,
le bancarelle, i loro kebab e venditori ambulanti di caffe'... qui si vive spensierati, fra di noi sgaruppati sognatori e lontano
dai predatori. Ma anche questa e' una falsa sensazione di liberta', spesso di notte, verso le 3 di mattina
in modo da non avere testimoni e non incontrare resistenza, arrivano blindati israeliani per "prelevare"
(direi pure rapire) dei supposti militanti della resistenza armata. Mi sembra di vivere nel racconto di George Wells,
la macchina del tempo, dove dietro l'apparente spensieratezza degli Eloi c'e' l'incubo notturno delle incursioni
dei Morlocks che rapiscono e mangiano gli Eloi. Di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane ne marciscono
11 mila, un bel numero, sono proprio cattivi questi palestinesi, tutti terroristi, piu' o meno come noi italiani
quando ci opponevamo all'occupazione tedesca. Gia', chiunque si opponga a un potere forte e', per definizione, terrorista.

I territori palestinesi sono costellati di checkpoints israeliani, noi turisti passiamo senza grandi controlli ma
ai palestinesi fanno un culo così, se non hai il permesso non passi anche se il posto dove vuoi andare
e' dentro i territori palestinesi, anche se hai avuto un incidente e perdi sangue a fiotti
e l'unico ospedale che puo' salvarti e' al di la' del checkpoint. E infatti ai checkpoint ne sono morti tanti.
Parlo con una volontaria della Croce Rossa (qui si chiama Red Crescent ma fa lo stesso); dice che in ambulanza
e' un dramma passare i checkpoint, con i soldati non si puo' ragionare, anche se il malato e' gravissimo se non ha il permesso
non passa. Ed il permesso non e' facile da ottenere. Per cui il piu' delle volte si muore, di burocrazia, ma e' una morte intenzionale,
fa parte del processo di annichilimento di un popolo.

Ad un checkpoint, di notte e sotto una pioggia scrosciante, una visione medievale, assurda, mi sembra di essere in un
fumetto di guerra, scene che non pensavo di poter mai vedere in un paese civilizzato... ma infatti un paese governato
da un regime militare NON e' un paese civilizzato, e' una istituzione totale, un manicomio, un lager,
dove la violenza regna sovrana e non bisogna mai chiedere perche'. Un giovane palestinese
e' in ginocchio, fradicio di pioggia, circondato da 4 o 5 bellimbusti israeliani in divisa e coi mitra spianati.
L'autista del bus commenta "lo fanno spesso, senza ragione, ti fermano al checkpoint e ti tengono 2 o 3 ore in ginocchio sotto la pioggia.
Anche se uno e' la persona piu' pacifica del mondo, dopo un paio di esperienze del genere si unisce alla lotta armata".
Gli israeliani questo lo sanno molto bene, acca' nisciuno e' fesso, ed e' proprio quello che vogliono ottenere,
tanti episodi di "terrorismo" da poter reprimere con le armi facendo 10 volte piu' vittime del terrorismo.

Che senso ha? Quello di esasperare un popolo e spingerlo alla
violenza, per poi avere la scusa davanti al mondo di annientarlo militarmente. Tanto i TG non mostreranno mai
giovani palestinesi in ginocchio nella pioggia. Mio caro amico palestinese, il tuo dramma nella pioggia non e' mai successo,
quello che i media non raccontano non e' avvenuto, non esiste.

Il viaggio a Hebron... lungo la strada si vedono parecchi insediamenti israeliani nel cuore dei territori palestinesi,
sarebbero illegali ma chi e' che stabilisce qui la legalita', non di certo l'ONU che continua ad emettere condanne
contro Israele ma qui non manda di certo le sue truppe, e chi si mette contro Israele e gli Stati Uniti.
Nel cuore di Hebron una parte piccolissima della citta' e' occupata
da israeliani, c'e' un checkpoint israeliano per entrare con filo spinato ovunque, mi chiedono se sono ebreo e non mi lasciano entrare.
I palestinesi hanno dovuto mettere delle protezioni nelle strade che passano di fianco a questa enclave, perche' gli israeliani
dalle finestre buttano pietre e monnezza sui passanti. E' tutto assurdo. Mi chiedo che tipo di persone si
possono prestare vivere qui per dar vita a questa farsa, messa in piedi solo per umiliare i palestinesi. Dei poveracci senza arte
ne' parte, immagino. Senza una professione e senza un futuro al di fuori dei sussidi che lo stato israeliano passa loro
per prestarsi a questa ignobile farsa. In fondo non li invidio, sono schiavi di un sistema, non potrebbero vivere fuori da questo
schema di violenza e oppressione, come un boia non campa senza ammazzar gente.

Incontriamo un gruppo di donne di Jenin, la periferia povera della Palestina, la maggior parte
di loro e dei loro mariti hanno perso il lavoro dopo la costruzione del muro, prima lavoravano
ad Israele ma adesso non e' stato dato loro il permesso per passare il benedetto checkpoint;
per loro anche incontrarsi e' un problema, alle volte per fare 20 Km ci vogliono 5 ore a causa
dei checkpoints. Chiedono di avere computers per potersi tenere in contatto via internet. Vogliono
imparare l'inglese per poter parlare con noi e raccontarci i loro problemi. Dicono che il mondo
pensa di loro che sono terroriste, non e' vero, vogliono la pace, sono gli israeliani che non vogliono
lasciarle in pace.

Dal fisioterapista faccio amicizia con quattro studentesse di fisioterapia, tutte col loro bravo velo,
dicono che a loro piace molto l'Italia,  dicono che i giocatori della nazionale di calcio italiana sono
tutti dei bei ragazzi e a scuola tutte le ragazze sono innamorate di loro.
Moltissimi palestinesi parlano italiano, spagnolo, francese, molti di loro hanno passato anni a lavorare
all'estero. Conosco uno che ha lavorato 6 anni in Italia, con regolare permesso, poi e' scappato perche'
non ne poteva piu' del razzismo della ignoranza e della discriminazione. Un po' mi vergogno. Molti hanno studiato a Perugia,
alcuni in Sicilia, dicono "bella l'Italia, italiani brava gente". In tanti mi chiedono di dove sono,
la presenza di uno straniero incuriosisce sempre, soprattutto i ragazzini che ti si buttano addosso
e chiedono una foto. Quando dico che sono Italiano mi
dicono "Italia bene, Spagna bene, Inghilterra cosi' cosi', America male, Bush e' pazzo".

Curiosamente, non sento mai frasi di odio verso gli israeliani. Sento solo frasi di rammarico e rassegnazione,
"noi vogliamo vivere in pace, loro ci rendono la vita impossibile". L'unica frase di odio razziale l'ho sentita da un tassista isrealieno
"vai a Ramallah? Che ci vai a fare, ci sono solo arabi, brutta gente...".... mai in 10 giorni in Palestina ho sentito qualcuno dire "gli ebrei brutta gente".
Magari lo pensano ma sono abbastanza discreti da non sbattertelo in faccia.

Omar, professore di matematica e nel tempo libero tassista, da 8 mesi non riceve lo stipendio;
Israele infatti riscuote le tasse nei territori palestinesi, ma da marzo scorso ha smesso di passare
quei soldi all'autorita' palestinese, che quindi non ha piu' una lira per pagare i funzionari.
Israele dice che lo fa perche' Hamas (il partito al governo) e' un covo di terroristi... intanto pero' continua a prelevare
le tasse dalle tasche dei palestinesi. Omar vuole bene ai suoi allievi - oppure ha paura di perdere il lavoro se lo abbandona -
e continua ad insegnare anche senza stipendio.

Soprattutto i primi giorni mi accompagna l'ombra di Angelo Frammartino, il giovane volontario che venne accoltellato a Gerusalemme...
un palestinese mi dice che non e' stato un movente politico, che il palestinese che ha commesso il fatto era piu' che altro geloso
che Angelo stava in compagnia di ragazze... mi sembra tutto molto dubbio, molto mal raccontato da entrambe le parti, soprattutto il fatto
che Angelo non abbia ricevuto soccorsi per mezz'ora... Gerusalemme e' piena di ospedali, di poliziotti e di gente, pare impossibile che nessuno
abbia dato l'allarme e chiamato una autoambulaza. Comunque sia, ad andare in giro per le strade affollate un po' di strizza
la si prova, quando ti passa radente un gruppo di ragazzi palestinesi stringi le chiappe e speri che, se proprio deve capitare,
almeno abbia una buona mira e non ti faccia tribolare tanto. Poi dopo un po' che non succede niente uno si lascia andare tranquillo per le strade.

All'arrivo in Israele mi fanno alcune domande, niente di tragico: dove vai, conosci qualcuno qui,
quanto ti fermi... mi aspettavo il 3o grado, invece mi sembrano molto dilettanteschi e annoiati...
gia', aspetta: il giorno della partenza mi fermano al checkpoint prima dell'aeroporto,
mi interrogano, poi due altre volte mi interrogano all'entrata dell'aeroporto; poi prima
del checkin, dopo che ingenuamente gli dico che sono stato nei territori palestinesi,
mi svuotano completamente i bagagli, mi sottopongono per 20 minuti ad un interrogatorio, anche un po' aggressivo,
dove devo raccontare e giustificare ogni mia mossa in Israele/Palestina, mi fanno mille domande sulla mia
vita privata, la mia professione, i miei spostamenti negli ultimi due anni, vogliono vedere il
mio contratto di lavoro in Inghilterra, il mio sito web, mi sottopongono ad un accurato body search, ricercano ovunque
tracce di polvere da sparo... come se chi si interessasse della sorte dei palestinesi fosse necessariamente un potenziale criminale,
uno che deve per forza giustificare il proprio essere diverso.