Sunday 23 November 2008

The Great Crash, 1929, by John Kenneth Galbraith


There are a few interesting stories and amusing details about the months previous and after the big crash of 1929; although many sections are frankly boring.
A interesting reading to understand the psychology of the bubble formations.

Sunday 14 September 2008

Albania, land of marvels and tradition

I have taken this picture in Berat, one of the most beautiful cities I have ever seen. Albania still retains most of her traditions, although the wave of modernization has littered the country with cars, cement and deforestation. It's a wonderful country, and the inhabitants very friendly and kind hearted.

Saturday 16 August 2008

A Short History of Progress, Ronald Wright

Nothing that was not already said in "Collapse" by Jared Diamond


Thursday 31 July 2008

Overshoot, by Catton


The book doesn't tell almost anything I hadn't already read in other books; I have the sensation the author is only repeating concepts elaborated by other authors, and produces little or nothing original. It focuses more on theoretical aspects and reports little facts and anecdotes. I wish it had explained more interesting concepts like "the prostetic man" but the topic is introduced only spuerficially, just like everything else in the book.

http://www.amazon.com/Overshoot-Ecological-Basis-Revolutionary-Change/dp/0252009886

Saturday 12 July 2008

The World Without Us by Alan Weisman


http://www.amazon.co.uk/World-Without-Us-Alan-Weisman/dp/0753513579/ref=sr_1_1?ie=UTF8&s=books&qid=1215853301&sr=8-1

The author is a gold mine of informations, one is literally overwhelmed by the sheer amount of knowledge in all fields of science... he also provides very deep insights on our past, present and future as society and species.
Something very disappointing is the very flat tone by which all this information is presented, overscientifically neutral and sometimes a bit irritating, as if our destiny was described by an Alien observing us from outer space.

Friday 4 July 2008

Thursday 3 July 2008

High Gas Prices

Monday 30 June 2008

In viaggio con Tiziano Terzani.


Era un po’ che sentivo parlare di Tiziano Terzani, ma mi ero fatto l’idea che fosse un autore borghese e intimista e non particolarmente militante. Sapevo
che aveva scritto “Un ultimo giro di giostra”, sul tema del tumore e della medicina alternativa, ma appunto non mi sembravano temi politicamente destabilizzanti. Poi a Milano, mentre l’amico e fratello Bruno Montanari si spegneva lentamente per tumore, ad una bancarella comprai “Lettere contro la guerra” e gliele regalai, perché tenesse viva la sua passione per il mondo e la politica...



Poi Bruno ci lasciò, e chi ha visto un amico spegnersi sa che uno vorrebbe
morire al suo posto ma purtroppo non si può, perché Dio non esiste o se esiste non accetta scambi di ostaggi.

Così cominciai a meditare dolorosamente sulla malattia e la morte. Poi toccò anche a me un lungo e penoso cammino nella malattia, con un pellegrinaggio da specialisti, santoni e guaritori locali, e il rapporto con la morte divenne qualcosa di molto più personale, un “cuccù questa volta tocca a me, chi l’avrebbe mai detto”. E così cominciai a leggere “Un ultimo giro di giostra”, e Tiziano Terzani divenne ben presto un caro amico, la cui lettura diventava un atteso momento della giornata, e nelle cui originalissime riflessioni mi trovavo in pieno.
Si, va bene, non era un rivoluzionario che credeva in una particolare prospettiva politica, ma le cose che raccontava erano talmente interessanti e curiose che chi se ne frega. Le storie che racconta non hanno la pretesa della completezza, del trattato, ma è proprio per questo che è divertente, le cose vengono raccontate nel momento e contesto in cui vengono scoperte. E la descrizione di una serie di personaggi incontrati nei suoi viaggi da un santone indiano all’altro rende molto umano e pittoresco il racconto.
Da cui emerge un ritratto dell’India come isola di resistenza umana al materialismo occidentale, ma di resistenza che sta cedendo anche se meno alla svelta che in altri paesi asiatici. Così l’appetito vien mangiando e mi misi a leggere ”Lettere contro la guerra”. Deludentissimo all’inizio, nella lettera a Oriana Fallaci, molto retorica... e poi Oriana Fallaci uno può solo compatirla, perché una che reagisce così cattivamente alla vecchiaia e alla malattia fa solo compassione.
Però dopo quando parla dell’Afghanistan diventa appassionante, anzi incazzante, perché uno si rende conto di quanto sia stata manipolata l’informazione che i media ci hanno di fatto imbandito. Di quanti crimini orrendi siano stati artefici e complici le forze di occupazione nordamericane e i loro alleati, senza che ne venga data la minima notizia nei circuiti legati ai regimi occidentali. Al punto che mi venne come idea di finanziare un qualche regista afgano perché realizzi un documentario
sulla realtà reale -non quella catodica - della guerra e dopoguerra afgana. Magari se esiste già questo documentario, fatemelo sapere.

A questo punto continuai con “Un indovino mi disse”... Il tema di per sé di scarso interesse, degli indovini, diventa un diario di viaggio e una storia recente di alcuni paesi asiatici, principalmente Laos e Malesia, dominato da un tema: il dolore e l’impotenza
di fronte alla rapidissima scomparsa delle culture asiatiche di fronte al consumismo e all’occidentalizzazione. Con un ritratto a forti tinte del rampantissimo
capitalismo cinese, che travolge le culture dei popoli circostanti; l’impatto del capitalismo cinese, presente coi suoi immensi capitali e con una generazione di emigranti cinesi la cui unica religione è il successo economico, è devastante, e travolge la bonomia e giocosità dei popoli circostanti. Una specie di guerra non dichiarata fra chi vuole asfaltare il mondo e chi vuole semplicemente goderselo. Terzani parla con assoluto disprezzo di Singapore, descritta come un mondo piatto e conformista, dove tutta la diversità del passato è stata appiattita in un unico stereotipo di uomo moderno. Toccanti e struggenti i racconti della Cambogia
devastata dalla dittatura di Pol Pot, dolorosi i ricordi di un passato ancora recente in Indonesia dove mezzo milione di “comunisti” furono liquidati in 4 giorni... tutti fatti raccontati da testimoni di quegli avvenimenti. Di sconcertante verismo il racconto del viaggio in treno attraverso la Mongolia verso la Russia, in compagnia di mercanti russi e mongoli... bella più di tutte l’intervista con Khun Sa, guerrigliero indipendentista birmano e trafficante di droga. Bellissime le meditazioni sul buddismo. Una carrellata infinita di personaggi, situazioni, paesaggi
e pensieri che fanno di questo libro una straordinaria avventura, e quando si arriva alla fine ci si sente come quando finisce un vacanza. Se vi piacciono Salgari,
Corto Maltese e Che Guevara non potete perdervi questo libro. (A proposito,
non c’entra niente ma ho scoperto che Che Guevara da piccolo era un lettore accanito di Salgari. Probabilmente si è identificato molto in Sandokan). Riuscii anche a scovare un documentario, un’intervista fatta a Terzani poco prima che morisse, e mi commosse questa sua frase: ”credo che c’è una vita unica... per cui quando la vita di questo mio corpo finisce, maah, continua la vita!”
Sullo stessa lunghezza d’onda questa sua frase da “Un indovino mi disse”: ”...e se poi mi capitasse di avere una tomba, mi piacerebbe che fosse una pietra con un incavo perché ci vengano a bere gli uccellini e con su scritto il nome, le due date d’obbligo e la parola”viaggiatore”. Adesso vorrei quasi andare a Orsigna dove è sepolto, per vedere se la pietra con incavo c’è, e se non c’è ce la metto io. E mentre faccio il viaggio vado anche a Donnas a salutare l’amico, compagno e fratello Montanari.

Saturday 28 June 2008

Veni Petroleum


La processione si avviò lungo la strada che una volta era stata asfaltata, poi la gente del paese si era rubata tutto l'asfalto per distillarlo e spremere un pò di petrolio e pece.

In prima fila c'erano le Sorelle Di Ghawar, le vergini vestali vestite di una tonaca color Light Crude e un copricapo arabo;.

Poi seguiva la Confraternita di Cantarell, fratazzi di due metri coperti con un mantello color Heavy Sour e un sombrero.

Chiudeva la sfilata La Congregazione del Brent, chierici occhialuti in gonnellino scozzese e cornamusa.

La lenta fiumana si avviava verso la cima della collina, dove si preparavano le cerimonie attorno alla Piramide del Progresso - una struttura di 50 metri di altezza realizzata interamente con copertoni di camion . Era un tosco pomeriggio di aprile, il cielo squarciato da lampi per un temporale fuori stagione, mentre un vento a raffiche, presagio di uragani incombenti, tormentava le tuniche e strappava i fiori dai capelli delle Vestali.
Si disposero, a migliaia, nella grande piazza, e attesero l'arrivo del Sommo Sacerdote. E cantarono:

il coro delle Vergini:
- Sancta Ghawaria, cuius annunciatio nostra fuit salvatio, cuius trivellatio nostra fuit glorificatio; Stella matutina, Regina in caelum assùmpta, Petroleum tecum, Amen.

il coro dei fratoni:
- Cantarellus Nostrus, veniat Petroleum tuum, sicut in caelo et in terra, Petroleum nostrum quotidianum dona nobis hodie.

e i chierici:
- Cor Brenti, sàlus in te speràntium, spes in te morièntium, exàudi nos, miserère nobis.

Le cantilene erano incessanti, ripetitive, ossessive, e crearono presto un clima di trance nella folla.

Ma ecco il Sommo Sacerdote! Un omaccione con una barba nera e foltissima, gli occhi luccicanti alla Rasputin. Si inerpica solenne sui gradini della cattedrale, arrivato in cima alza le mani al cielo, e due trombe vichinghe fanno vibrare l'aria con un suono cavernoso che accappona la pelle a tutti. (1)
- Peeeee....trooooo....leeeeee.....uuuuuuuuummmmm
Tutti si gettarono in ginocchio, baciando la terra e ripetendo a bassa voce "peeee....trooooo... leeeee...uuuuum...".
- Domine tibi pedimos gratiam summam, ut magna pozza repleniscat atque petroleum nunquam finiscat. - cantava il Sacerdote
- Veni Sancti Petroleum - rispondeva il coro

Quattro chierichetti nerboruti portarono a spalle un barile di petrolio in cima alla piramide.
Il sommo sacerdote rovesciò alcuni galloni dentro una conduttura che allagò una specie di abbeveratoio alla base della piramide, e gli astanti si precipitarono a bagnarsi la fronte col liquido nerastro, mormorando "Petroleum, vitam meam illùmina, custodi, rege et guberna."

Ma finalmente arrivò il momento culmine della cerimonia, che tutti aspettavano. I chierichetti trascinarono uno schiavo Irakeno in cima alla Piramide. Il poveretto aveva una espressione imbambolata perchè l'avevano imbottito di oppio. Il Grande Sacerdote lo fece sdraiare su un altare da sacrificio incaico, impugnò un kriss (1) sollevandolo sul petto del malcapitato, tuonò un'ultima formula:
"Domine, sursum pectorem esclavi tui tibi mandamus ut petrolei precem tibi ferat"
e con un vigoroso fendente lacerò il petto del tapino e ne estrasse il cuore, che mostrò alla folla in delirio. Il corpo del meschino rotolò senza vita sui gradini della piramide, fino ad accasciarsi alla sua base in una pozza di petrolio.
Il Sacerdote immerse tre volte il cuore nel barile di petrolio, lo depositò sull'altare, rovescio' il petrolio tutto attorno, vi diede fuoco e scappo' giù per le scale...le fiamme si levarono alte lambendo il cielo plumbeo. La folla aveva la spuma alle labbra per l'eccitazione, e ripeteva convulsamente
"Agnus Dei sacrificalis, qui tollis peccata mundi, dona nobis petroleum".

Il rito era compiuto, ora il Dio del Progresso aveva ricevuto il messaggio di una umanità disperata, la richiesta di riempire di nuovo i giacimenti di petrolio....
Il Sacerdote mormorò "Ite, Petroleum Est."



(1) pugnale malese dalla lama a serpente, come sanno i lettori di Salgari

I had a dream

Bangui, 19 maggio 1991
I had a dream last night...
Ho fatto un sogno stanotte, mentre viaggiavo in aereo alla volta del Tchad. Sognavo di trovarmi in una piazza di una capitale africana. C'era una folla pazzesca di donne, uomini, giovani e vecchi, tutti in preda ad una grande eccitazione; un'altoparlante un po' gracchiante diffondeva nell'aria in successione l'Internazionale, "What a wonderful world" di Louis Armstrong e "Viva la pappa col pomodoro" nell'interpretazione di Rita Pavone.

Molti dei presenti, soprattutto le persone di mezza età, sfoggiavano al collo un fazzoletto rosso. Qualche vecchietto si pavoneggiava in un tee-shirt col faccione del Che e fumava con ostentazione un sigaro Habana, accennando qualche passo di danza.

"E' l'assemblea annuale degli agricoltori", mi informa gentilmente una signora che emana un delicato profumo di Chanel n. 5; "Venga a visitarmi nella cooperativa agricola dove lavoro", aggiunge strizzandomi maliziosamente l'occhio, e mi porge il suo biglietto da visita. Leggo attonito: "Mariam Abamidé, dottore in veterinaria, Cooperativa Agricola Augusto Cesar Sandino". Per un attimo mi gira la testa, sarà il profumo di Chanel.

La musica cessa improvvisamente lasciando a metà un "popopopopopopomodoro", e una giovane donna sale sul palco sculettando provocatoriamente fra l'entusiasmo della folla. Dalla sinistra parte un coro "Bona, bona, bona" che scema gentilmente sotto le minacce delle legittime mogli. Nell'aria calda, carica dei profumi dell'estate, si avverte che la tensione è ormai giunta al massimo.

"Compagni..." e un boato esplode fra la folla, seguito da uno scroscio interminabile di applausi. "E' Sophie Rakatamusa, presidente dell'Associazione Agricoltori: fa il meccanico in una cooperativa di produzione ortofrutticola", mi fa Mariam all'orecchio, mentre io boccheggio in una coltre di vapori di Chanel.
"Compagni", continua intanto Sophie, "la situazione del paese è grave".
La folla mormora "grave, si si, grave".
"In 50 anni di rivoluzione, troppi privilegi sono stati accordati a noi lavoratori delle campagne, troppi investimenti nelle campagne sotto forma di scuole, ospedali, acquedotti, mentre nelle città manca l'essenziale; i funzionari, i ministri, i tecnici, soprattutto quelli della cooperazione internazionale, ricevono salari di mera sussistenza e spesso per vivere dipendono dai doni che noi agricoltori facciamo loro. Io stessa regalo a Natale una cassa di sapone al ministro dei trasporti, che altrimenti non potrebbe permettersela".
I miei vicini commentano "è vero, è un'ingiustizia, noi agricoltori stiamo troppo bene, non si può più andare avanti così, bisogna fare qualcosa."
Una stangona scollatissima si inerpica agilmente sul palco; da sinistra riparte il coro: "Nuda, nuda, nuda", prontamente troncato a borsettate sulla testa dalle mogli.
"Compagni" - scroscio di applausi - "compagni, basta con questi privilegi di classe, aboliamo le differenze sociali, siamo tutti uguali". Un muggito d'entusiasmo e d'approvazione esplode nella piazza, spunta una foresta di pugni chiusi, i vecchietti col basco del Che non stanno più nella pelle dalla contentezza, anche se non hanno ben capito che cosa sta succedendo; ce n'è uno che per l'eccitazione ha ingoiato il suo Habana ed ora i vicini gli danno madornali pacche sulla schiena per farglielo cacciar fuori, riuscendo a cavargli solo la dentiera.

Si avvertono delle sgommate paurose ed uno stridio di freni: un plotone di polizia in bicicletta è stato fatto accorrere dal ministro degli interni, e ben presto organizza per i manifestanti una catena di distribuzione di acqua fresca, dato il calore soffocante della giornata. Un gruppo di provocatori munito di fisarmonica e violino attacca una mazurca indiavolata, seminando lo scompiglio e le danze fra gli astanti.

La confusione e lo schiamazzo regnano sovrani, ma improvvisamente un varco si apre fra la folla e tutti tacciono; qualcuno mormora "il presidente, il presidente della repubblica!". Uno spilungone sui quarant'anni, capelli e barba lunghi, gli occhialini rotondi alla Gramsci, intabarrato in una tuta da metalmeccanico piena di toppe e troppo grande per lui, sale le scale del palco inciampandosi nei sandali slacciati. La gente è emozionatissima e si molla potenti gomitate: "il presidente, il presidente", ma data l'assenza di giornalisti tutto rimane calmo e presto sulla piazza regna un silenzio religioso.

Lo spilungone prende impacciato il microfono "Scusate, scusate compagni... riflettiamo... vorrei ricordarvi i terribili orrori di Prima della Rivoluzione, quando ministri e cooperanti circolavano in splendide auto climatizzate, mentre il popolo nelle nostre campagne africane non aveva neppure di che sfamare i propri figli". Parlando prende coraggio, ma si avverte una profonda emozione nella sua voce. Tace qualche secondo. Qualcuno mormora: "piange".
"Compagni... compagni, i più anziani di voi ricordano il modello di sviluppo perverso impostoci dalla Banca Mondiale e dagli agenti della CIA. Quel modello, compagni, accordava ogni cosa alle città, veri centri di controllo politico ed economico, e nulla alle campagne. Ora i fantasmi del passato sono svaniti, non rievochiamoli più: i grattacieli dei centri finanziari ed amministrativi, simbolo dell'oppressione e dello sfruttamento capitalista e mafioso, la Rivoluzione li ha trasformati in silos per le derrate alimentari; i grandi svincoli autostradali, che non servono più a niente perchè tutti oggi circolano in bici ed in treno, servono ai nostri figli per giocare con lo skateboard".
Una nota di intensa soddisfazione è nella sua voce.
"Compagni, ricordate ciò che i nostri padri giurarono in questa stessa piazza cinquant'anni fa: mai più gli orrori del passato, la città al servizio della campagna, gli intellettuali al servizio del popolo!". La folla rimane attonita e commossa, senza saper bene cosa fare. Qualcuno piange e tira fuori la foto del papà o del nonno morto nella guerra partigiana.

Un rombo di motori rompe l'imbarazzo generale: arriva una colonna di 15 camions carichi all'inverosimile di gente. Sul lato dei camions una scritta: "Cooperativa Zootecnica Sankara".
Si tratta, mi spiega Mariam, di camions per il trasporto dei suini, messi a disposizione da una cooperativa per andare a prendere i lavoratori delle banche e dell'amministrazione pubblica, dato che l'avvenimento è di importanza straordinaria e tutto il popolo ha diritto di assistervi. I colletti bianchi sbarcano goffi e sudati dai camions, e si raggruppano in un angolo della piazza: attorno a loro si forma un cordone di nasi tappati, con discrezione per non offendere. Uno di loro, con una camicia piena di toppe ma miracolosamente bianca, guadagna decisamente il palco alla destra del presidente.
"Compagni, sono il presidente della Banca Nazionale e parlo in nome del collettivo bancari. Smettiamola con queste sciocchezze, tornate alle vostre case, noi bancari chiediamo solamente di servire il paese col nostro lavoro, la nostra gioia e ricompensa più grande è la fiducia e la stima che il popolo ha per noi, non vogliamo aumenti salariali nè ne siamo degni, il potere ed il denaro corrompono..."

Ma ecco che il mio sogno è interrotto dal vociare isterico di alcune madame francesi piene di sussiego che siedono vicino a me. Mi guardo in giro, in questo aereo di privilegiati, di uomini d'affari bianchi e neri che mai nella loro vita hanno avuto un dubbio, di grasse dame ingioiellate...

Il sogno è spezzato, e cade furtivamente una lacrima...

I had a dream last night, what a lovely dream it was...

Pierre Vernetto

Wednesday 25 June 2008

La Regina Boudica

L'astronave della Regina Boudica atterro' rimbalzando sull'erba del prato;
la regina non vedeva il pianeta Terra da millemila anni e le aveva preso una botta di nostalgia.
Ricordava un pianeta tutto verde e blu, brulicante di fantastiliardi di ingeniosissime creature colorate e tutte diverse fra di loro. Da bambina la Regina aveva passato giornate sulla Terra a contemplate tutta quella bellezza, a comporre poesie e disegnare animali e piante. Quelli sulla Terra erano stati forse i giorni più belli della sua vita. Anche nel lusso del suo palazzo sul pianeta Papalla, fra gli ori e i cerimoniali di corte, la Regina continuava a pensare all'incanto del paradiso Terrestre.
Due Papallesi stesero un tappeto rosso sulla rampa di discesa, la Regina scese tre passi ondeggiando alla Vanda Osiris, e poi si fermò di botto il naso all'aria:
"Sniff! E che è sta puzza? Poffarre, si direbbero idrocarburi incombusti..."
Un militante di Greepeace che passava in bicicletta la mise al corrente di tutto, dei combustibili fossili, del global warming e via discorrendo.
"Chi è che comanda qua? Lo voglio qui, a rapporto, immediatamente!"
Il presidente Clinushama, avvisato del fatto, la bombardò con tutta la potenza nucleare del suo Impero, ma la Regina Boudica non era scema, aveva innalzato lo scudo zagarolico e lo fregò.
Tremando come un paperotto bagnato, il Presidente si presentò davanti a Boudica.
"Il global warming e' tutta colpa dei terroristi islamici!", strillò.
"Cazzate!"
"E' colpa dei comunisti e dei giudici corrotti!"
"Stronzate!"
"E' colpa dei cinesi e degli zingari!"
"Minchiate!"
Boudica allungò un tentacolo, afferrò Clinushama, lo sollevò divincolante per aria, e lo depositò sul sellino di una bicicletta stazionaria collegata a un generatore.
"Terrestre, con l'energia che produci, pomperemo la CO2 sotto terra, va bene? Adesso tu pedali lì finchè te lo dico io, e darai l'esempio al tuo popolo".
Le emittenti TV dell'Impero presero a trasmettere notte e giorno l'immagine del Presidente che pedalava, sudato e con la cravatta penzoloni.
"Sudditi, fate come me, dulce et decorum est salvare il pianeta", diceva a denti stretti ai giornalisti.
I sudditi dell'Impero fecero a gara per imitare la TV e il loro Presidente; nacquero dei tornei internazionali di pedalata ecologica, poi le olimpiadi antiCO2.... nessuno consumava più cazzate inutili, ormai la pedalata occupava le energie e il tempo libero di tutto un popolo. La gente si trovava la domenica in piazza, chi faceva la calza, chi la Settimana Enigmistica, chiaccherava cantava e pedalava. Pian piano il piano sortì il suoi effetto, e la CO2 in eccesso venne pompata via e la puzza di Idrocarburi svanì.
In alcuni villaggi africani venne montato uno schermo TV, con un volontario dei Peace Corps a pedalare per azionarlo; i ragazzini guardavano il Presidente pedalare e si rotolavano dalle risate. La Regina Boudica decise di restare sulla Terra, non si fidava troppo del Presidente.
E vissero tutti felici e contenti.

Tuesday 17 June 2008

Plan B: Green Imperialism

Sono arrivato solo a pagina 15 del libro di Lestofanter Brown, ma si delinea abbastanza chiaramente l'agenda eco-imperialista che intende servire. Le sue tesi: il mondo va in rovina per colpa dei cinesi che producono troppo (gia', loro producono e noi consumiano...), dell'Afghanistan che produce droga (ne produceva 100 tonnellate con Talebani, adesso con i marines americani ne produce 2600)... delle gangs di haitiani (? gli haitiani che muoiono di fame sarebbero una minaccia per il pianeta?? ?)...

Andiamo in ordine:

Prefazione:

"By 2030, when its income per person is projected to match that in the United States today, China will be consuming twice as much paper as the world currently produces...." e daile que l'e' un preive, dagli che e' un prete, diceva mio nonno romagnolo... dagli con la Cina... vogliamo parlare dell'income degli USA OGGI, e non della Cina del 2030...il cane abbaia alla luna mentre il ladro svuota il pollaio.

"3 billion people in developing countries who are also dreaming the American dream." Ma il fatto che NOI viviamo l'American Dream e ognuno di noi consuma come 50 indiani non sembra disturbarlo...

"Can we gather the political will to halt deforestation in the Amazon before its growing vulnerability to fire takes it to the point of no return?" ma non fa nomi e cognomi delle corporazioni internazionali che stanno dietro lo sfruttamento e distruzione delle foreste..

Capitolo 1:
"But today it is failing states that provide the greatest threat to global order and stability."
e cita Afghanistan,Haiti,Somalia, Iraq...senza dire che questi stati erano stabilissimi prima che ci arrivassero i marines americani.

"How many failing states will it take before civilization itself fails?" non ho capito di quale civilizzazione sta parlando... faccio fatica a chiamare civile una societa' che fabbrica armi di distruzione di massa e le usa costantemente su popolazioni indifese. Per me la civilization e' gia' fallita da mo'...

"the state of Texas is coordinating a vast expansion of wind farms" ho capito la regola: gli USA li si cita solo per parlarne bene. Quando c'e' da fare esempi negativi si parla solo della Cina.

Intanto non cita l'esorbitante aumento dei consumi di petrolio da parte dei paesi arabi... sempre solo colpa della Cina.

"In a number of countries on the list—including Sudan, Somalia, and Haiti—deforestation, grassland deterioration, and soil erosion are widespread." vogliamo parlare dell'erosione del suolo in USA, che sta procedendo a ritmi paurosi?

"At some point, spreading political instability could disrupt global economic progress"... ma come, il progresso economico non è la causa stessa del global warming? e allora di che ti lamenti se decresciamo un po'...

"Plan B means undertaking several actions
simultaneously, including eradicating poverty, stabilizing population,
and restoring the earth’s natural systems. It also involves
cutting carbon dioxide emissions 80 percent by 2020, largely
through a mobilization to raise energy efficiency and harness
renewable sources of energy." Non so se si rende conto che tagliare dell'80% significa che in 12 anni l'americano medio dovrebbe vivere come vive oggi un cinese. Vaglielo a dire tu agli americani.

"On
the energy front, for example, an advanced-design wind turbine
can produce as much energy as an oil well." deve fumare qualcosa di molto buono...avete l'indirizzo del suo spacciatore?

"The United States...has reduced soil erosion by
40 percent.At the same time, the nation’s farmers expanded the
grain harvest by more than one fifth."
è pazzo, adesso ne ho la certezza. Vai in Iowa e dimmi che ne e' di tutti i campi di grano, sotto un metro d'acqua.... e la produttività è stata aumentata solo con un uso sproporzionato di fertilizzanti artificiali - ottenuti con gas naturale e petrolio - e alle spese di una erosione del top soil pazzesca.

Sunday 15 June 2008

Thursday 12 June 2008

L'auto nemica del genere umano

(QUESTO E' UN ARTICOLO IN STATO DI DRAFT, quindi molto accidentato)

L'Auto nemica dell'Umanità

Le automobili sono Caron demonio dagli occhi di bragia, e del cul fanno trombetta.

Le odiavo sin da piccolo, quando si giocava in via Chambery, allora pascolo per mucche.
Ogni tanto arrivava uno di questi mostri rombanti, proveniente dall'ultraspazio,
a distruggere la quiete di un paradiso terrestre;
aveva smarrito le sue consuete rotte migratorie, perche' la via allora era a fondo cieco.
Noi non capivamo cosa fossero quei mostri, ma sapevamo che erano pericolosi. Abbandonavamo il nostro territorio, la valle-strada,
e fuggivamo al riparo sulle montagne-marciapiedi. Diversamente dai Salassi, non precipitavàmo macigni sugli invasori;
in uno scontro col nemico ci sentivamo troppo vulnerabili, nulla potevano le nostre gambettine, biciclettine e cerbottane
contro una tonnellata di maleodorante ferraglia.
Il mostro capiva che quello non era un sentiero tracciato per i suoi simili, faceva inversione e tornava a ricongiungersi col branco lontano.
Pericolo scampato, si poteva tornare a giocare.
Mai ci venne in mente che dentro a quei cosi ci fosse un essere umano; come agli indiani delle praterie non veniva in mente che dentro
ai cavalli di ferro, i treni, ci potesse essere gente umana.
Gli occhi e il cuore di un bambino non sbagliano mai, per cui vediamo cosa c'è dietro questo odio.

Le Auto avvelenano l'aria con una grande miscela pestilenziale di: biossido e monossido di carbonio, ossido di azoto,
idrocarburi come benzene metano e butadiene, PM10. I freni emettono amianto, i pneumatici microparticelle cancerogene.
Il trasporto è responsabile per il 20% delle emissioni di GHG (greenhouse gases).
Ce ne sono mezzo miliardo. E continuano a crescere, soprattutto in Cina e India.
In USA ci sono 800 auto per 1000 abitanti, insomma tranne i neonati ce l'hanno tutti. In Europa 500, in Cina e India 10, beati loro,
ma ci stanno correndo dietro...
Una persona su 13 nel pianeta ha una Auto. Quindi, se hai una Auto, fai parte di una sparuta minoranza; e non giudicarmi come
bizzarro perche' io non ce l'ho: il bizzarro sei tu, che per spostarti hai bisogno di una protesi meccanica a 4 ruote.

Crescendo, a 13 anni cominciò una lunga battaglia contro le auto a cavallo della mia Ronzinante bicicletta.
Dovevo dimostrare la superiorità anche solo occasionale della natura sulla tecnologia,
dell'uomo nella sua fisicità, interezza e limitatezza sul becero e insostenibile spreco di risorse naturali.
Come un guerriero Apache in battaglia tocca sulla spalla il suo nemico per umiliarlo, ma non ucciderlo, così mi gettavo a capofitto
in discesa per superare l'odiata Auto e farle mangiare la mia ecologica polvere...
porto ancora in volto e sulle gambe le cicatrici di spettacolari cadute,
gloriose ferite di guerra, quando appena dopo il superamento del mostro si presentava inaspettata una curva.
E ancora oggi, che ho 47 anni, non riesco a guardare negli occhi il guidatore di una macchina, considero non-umano chi si allea col mostro...

In USA, che consuma da sola il 25% dell'energia mondiale, il 30% dell'energia e' usata per il trasporto, il resto per riscaldamento e per usi
militari e industriali. Il 60% di questo 30% è consumato dalle Auto, il resto da trasporto merci e aviazione. Insomma le Auto divorano il 20%
della energia globale, almeno in USA. Il 20% dell'energia usato per portare in giro dei mammiferi di 70 chili.

L'automobile devasta il territorio in un processo di divergenza funzionale, alrimenti detta sindrome da spreco distanzifero...
ben descritto in Geography of Nowhere di J.H. Kunstler, o Ecocities di Richard Register.
La remotizzazione dei servizi dai centri abitati e la suburbazione dei centri residenziali
porta alla creazione di immensi parcheggi attorno ai servizi; i parcheggi portano ad una ulteriore distanza dai centri,
che quindi genera un maggior uso dell'Auto e quindi maggiori parcheggi... un tipico caso di positive loop feedback, una instabilità urbanistica
che genera l'esplosione delle distanze, lo spreco energetico e il rapimento del territorio dalle mani di madre natura.
Le città si espandono come cancri, e cancro è appunto una crescita incontrollata di un organismo che divora risorse,
perde equilibrio funzionale e non si controlla più.

L'Auto ti fa sentire onnipotente. Basta premere un pedale e corri più veloce di un leopardo, anche se sei un panzone senza fiato.
Non devi allenarti duramente per anni, non devi sottoporti a nessun sacrificio, a parte la cerimonia di iniziazione per prendere la patente.
E dal senso di onnipotenza nasce l'arroganza, la negazione dei propri limiti esistenziali imposti da madre natura.

15% of the total oil burned by car to make the vehicle
2500 gallons of oil to MAKE a small car
700 million total cars
1.5 trillions of gasoline to replace the world fleet + energy to build factories
7 gallons of gasoline in 1 tyre

Un litro di benzina contiene circa 8120 KCal. Con un litro ci facciamo 10, 15 Km massimo.
Un ciclista allenato con 8mila calorie ci fa minimo 200 Km.
L'unità di misura dell'efficienza dei mezzi di trasporto e' il mpg, Miles Per Gallon = 235 / (Litri Per 100Km). 1 mile = 1.6 Km; 1 Gallon = 3.7 litri. 1 mpg = 0.42 Km/litro
La classifica di efficienza non lascia dubbi:

bici elettrica: 1512 mpg
bici normale: 653 mpg
treno : 600 mpg
camminare : 235 mpg
automobile con 4 passeggeri : 92 mpg per passeggero
aereo : 67 mpg per passeggero
automobile con 1 passeggero : 36 mpg
elicottero a pieno carico : 20 mpg per passeggero

Insomma, in pochi riescono a far peggio dell'auto. Un grande fallimento tecnologico, oltre che una aberrazione sociale.
All'altro estremo, il politecnico di Zurigo ha messo a punto una macchina a celle di idrogeno in grado di fare 12000 mpg a 30 Km/h.
Curiosamente, il corpo umano non è assolutamente la macchina più efficiente per trasformare energia in spostamento. La natura ha fatto
molto meglio in altre specie, tipo uccelli e pesci. Evidentemente siamo una specie animale relativamente sedentaria.

Il consumo di un auto cresce col quadrato della velocità. Per andare a 90 Km/h teoricamente brucereste il doppio di benzina che a 60 Km/h.
Di fatto però le auto sono criminalmente progettate per avere la massima efficienza ad alte velocità, vanificando in parte il vantaggio di andare piano.
Il tempo è denaro, il denaro è energia, sprechiamo energia per massimizzare la produzione di energia per unità di tempo, sempre più veloce, sempre di più....
Quarant'anni fa al Louvre i visitatori passavano in media 3 volte più tempo davanti a un quadro che il visitatore di oggi; ma forse che ora siamo
3 volte più felici di allora?

Ma bella più di tutte e' l'Isola Non Trovata... apparve, una volta, in Val Vény: una valanga aveva interrotto la strada,
valicai bici in spalla la benigna balena bianca

E' l'immagine di una barca a vela famosissima, la cutty sark, che supera un mercantile a vapore.... un mito.... simbolo delle energie rinnovabili che castigano
la tecnologia dei combustibili fossili...

http://en.wikipedia.org/wiki/Miles_per_gallon
http://mb-soft.com/public3/birdeff.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Fuel_efficiency_in_transportation
http://en.wikipedia.org/wiki/Fuel_economy_in_automobiles

Distopie petrolifere

Tre mesi di lavoro in Arabia Saudita. Un warp spaziotemporale che mi ha risucchiato nel medioevo.

Nell'inconscio subliminare l'Arabia evoca cammelli, mercati di ambre e spezie, palme e datteri, raffinati profumi.

Che ci fosse qualcosa di drammaticamente storto, cominciai a rendermene conto all'arrivo: una coda di piccoli giovani bengalesi si tenevano per mano, tutti in divisa della ditta di pulizie che li mandava come schiavi moderni a servizio dei padroni sauditi. I loro volti parlavano di una vita di poverta' e sacrifici, l'unico sogno loro era barattare la propria vita per una manciata di dollari da mandare alla famiglia in Bangladesh. Un ispettore della polizia mi individua nella coda, unico bianco, e mi fa passare davanti; protesto sommessamente, poi lascio fare per non causare guai. Imparai ben presto che in Saudi devi lavorare, rigare dritto e chiudere il becco; tutto e' blindato e nessun saudita vuole mettere in discussione il loro modello di sviluppo e la loro dipendenza dal petrolio. Di fatto, nessun saudita vuol sapere quello che pensi, vogliono solo che tu li assecondi e soddisfi i loro desideri.

E' un popolo che ha sempre tenuto schiavi, il 20% della popolazione lo era, una volta erano eritrei e sudanesi, poi nel 1962 la schiavitu venne abolita e sostituita con l'importazione di lavoratori poco qualificati soprattutto da India, Bangladesh, Pakistan e Filippine. Circolano bruttissime storie di ragazzine indiane "comprate" e sparite per sempre, di filippine scappate dal loro "padrone" e che vivono - e tremano - in clandestinità; quanto siano vere, non so; ma è chiaro che qui, in una società fortissimamente machista, le donne immigrate sono di gran lunga le più vulnerabili.

Immigrati sono tutti i lavoratori dei servizi; tassisti sauditi sono pochissimi, e in breve imparo che sono da evitare; cercano spesso di fregarti sul prezzo, guidano come al grand prix, avverto in loro violenza e arroganza. La storia dietro questi immigrati e' quasi sempre la stessa: famiglia numerosa, necessita' di mantenere figli o fratelli all'universita', sogno di tornare un giorno a casa e comprare una casa, un ritorno a casa ogni 3 anni, quasi tutti hanno lasciato la moglie al paese perchè una donna in Arabia fa una vita da talpa. Uno si vende un pezzo di vita - quasi come vendersi un rene - per una illusione di un futuro migliore, per un dovere verso la famiglia.

Belli più di tutti sono i Pashtun, vengono dalle zone del Pakistan verso la frontiera con l'Afghanistan, da luoghi resi celebri dai racconti di Gino Strada... Peshawar... sono alti, forti, fieri nelle loro barbe curate e nei loro costumi, sembrano tutti il ritratto del comandante Massoud, sono calmi e gentili, odorano ancora di una civiltà di nomadi e pastori, fatta di mucche e di solidarietà di villaggio. Come fanno a sopravvivere in questo inferno di cemento. Come fa chi non era già stato prima globalizzato, violentato, piallato, brutalizzato, ad accettare così la distruzione di ogni vincolo con la comunità e con l'ambiente. Forse solo la religione e una piccola comunità di immigrati dallo stesso paese li tiene lontani dal suicidio.

L'idea che la vita serva ad essere felici, a realizzare i propri sogni, non li sfiora neanche. Quando chiedo loro di parlarmi della loro terra, evitano l'argomento, e imparo a non fare piu questo tipo di domanda; il dolore della nostalgia sarebbe terribile, meglio cicatrizzare la ferita dello sradicamento con una ciste di oblio. Fare domande sulla terra e' come grattare la crosta, fa sanguinare. Meglio domandare della famiglia, questo riconferma il significato del proprio sacrificio e anima i cuori. Qualcuno ha pure pagato ingenti somme per ottenere un visto per l'Arabia, la famiglia si è indebitata per mandare la vittima al sacrificio. E sono fortunati quelli che ce la fanno.

Quasi sempre i filippini quando sanno che sono Italiano mi implorano di aiutarli a trovare un lavoro in Italia, o ottenere un visto per l'Italia. Implorare e' la parola adatta, esplorano tutte le possibilita, non mollano finche ho risposto piu e piu volte negativamente a tutte le domande. si vede che sognano l'Italia giorno e notte, quasi tutti hanno familiari in Italia e tutti felicemente sistemati in un paese libero e tollerante - si fa per dire, tutto è relativo - mentre loro sono prigionieri di un paese fascista. Faccio uno sforzo per restare indifferente, ma il loro dolore e struggimento entra dentro e lascia il segno. E' come visitare una prigione e le mani dei condannati da dietro le sbarre si aggrappano a te perchè li porti via con loro, verso il sole e la libertà, una felicità lontana e impossibile quasi dimenticata nel logorarsi quotidiano della prigionia. Ricordo di una poesia studiata a scuola, Paul Eluard... Sur la jungle et le désert, Sur les nids sur les genêts, Sur l'écho de mon enfance, J'écris ton nom... Liberté. A pochi e' dato di vivere una vita normale, alzarsi ogni giorno in un paese libero, in pace, con la pancia piena e' una cosa di per se straordinaria che non dovremmo dare per scontata.

Le filippine danno una caccia spudorata ai maschi europei, basta che respiri e che ci sia una anche solo remota possibilita che ti porti via di la. E' un triste spettacolo ma probabilmente farei anch'io lo stesso al loro posto. Queste donne sono eroiche, la vita di una donna in Arabia e' drammatica, sono continuamente soggette ad assedio sessuale da tutti, perche fare sesso con una saudita e' estremamente pericoloso per cui tutti, locali e immigrati, si rivolgono alle filippine che comunque hanno fama di preda facile, il tiro al piccione. Le infermiere confessano di non avventurarsi mai fuori dalle mura dell'ospedale, mi mormorano storie di donne rapite, violate e sepolte nel deserto. Ricordano gli Eloi della Macchina del Tempo di H.G. Wells, mangiati dai Morlocks.

Viviamo in una nazione in cui una donna sorpresa in adulterio viene pubblicamente lapidata a morte. In generale le condanne a morte vengono condotte in pubblico, e i pochi arabi con cui ho ragionato sul tema ne sembrano entusiasti - bisogna dare il buon esempio, dicono, punirne uno per educarne cento. Ricordo un giorno in cui in Ciad tre ladroni vennero fucilati in pubblico da un plotone di soldatini ubriachi, la citta intera si riverso in piazza ad ubriacarsi del sangue e della disgrazia altrui, anestetico per le proprie sofferenze. Anche i miei colleghi laureati erano estasiati dallo spettacolo. Mi raccontano di un occidentale che venne trascinato in prima fila ad assistere ad una esecuzione per decapitazione, e si trovò inondato di sangue: per fare in modo che il condannato prima di morire vedesse la faccia di un infedele, supremo affronto. Un pensiero molto carino.

I gatti sauditi sono una cartina tornasole del mondo saudita. Cani non ce ne sono, i musulmani li considerano impuri perche si leccano i genitali.
Incontrai un solo cane e mi guardo' con uno sguardo che diceva "che ci sto a fare qua, amico aiutami e portami via, se lo fai ti amero' per sempre", e quello sguardo ancora mi perseguita perche' io invece tirai dritto indifferente al suo dramma. I sentimenti sono cio' che piu' buttiamo via, nella nostra continua indifferenza.
Ma gatti in giro ce ne sono, sono magri ispidi e spiritati,sporchissimi e arruffati, scappano terrorizzati quando si avvicina un umano, sembrano tutti usciti da un girone dantesco, come afflitti da un post traumatic stress disorder cronico. Uno ha la coda mozzata, dopo molti Kitekat riesco a vincere il suo orrore per gli umani, ma ogni volta che lo accarezzo freme di paura. Un altro si trascina sulle zampe davanti, la schiena spezzata, gli arti posteriori paralizzati probabilmente da una automobile che gli è passata sopra: caro amico gatto, hai pagato cara la tua avventura saudita, per te non c'e' ritorno; volevo dargli un po' di Kitecat per lenire l'estremo affronto, fargli capire che almeno da qualche parte esiste l'amore, e che forse la luce di quell'amore lo può accompagnare nella sua strisciante esistenza ed illuminare i suoi più bui momenti; che c'e' qualcuno che partecipa del suo dolore, che non e' completamente solo nel suo dramma, che esiste un dio minore misericordioso anche verso i gatti... ma al momento l'avevo finito. Disdetta. Quando arrivai in Egitto, mi colpirono i gatti del Cairo, pasciuti, sicuri di sè, ti passano vicino con nonchalance, segno che l'umanità attorno gli è benevola e tollerante.

Riyadh e' un perfetto esperimento di laboratorio di coltivazione in vitro del batterio consumistico ed energivoro americano: si prenda un popolo nomade, quindi con scarse difese immunitarie alla demenza urbanistica moderna. Lo si inondi improvvisamente di energia e denaro, e si usi come catalizzatore il modello di vita americano. Si vedra come questo popolo, prima fluido, cristallizzerà sedentario riproducendo all'infinito lo schema del DNA urbanistico americano: shopping centers, parking lots, highways, uguali all'infinito, sempre ugualmente orrido e becero, un oceano di automobili in un mare di cemento. Le gambe ridotte a goffe appendici per il controllo di freno e acceleratore, la camminata si fa dondolante per mancanza di coordinamento motorio. Gli umani si circonderanno di una nuvola di gadgets elettronici, secerneranno corazze di automobili di lusso, di camions da 2 tonnellate, tanto la benzina e' quasi gratis. Non esistono attraversamenti pedonali, nessuno cammina per strada tranne qualche buon selvaggio indiano - grande India, ultimo baluardo di civiltà contro la marea del consumismo.

I sauditi sono il popolo al mondo che fa piu incidenti stradali mortali - nell'eccitazione causata dall'eccesso di energia, si dimenticano dei limiti che madre natura ci ha dato. E', comunque, molto evidente il ruolo dominante che gli Americani hanno avuto nel forgiare questo paese, sia dal punto di vista politico che economico e urbanistico. Penso che peggio di così non potevano fare. O forse si, ma ci arriveremo, dategli tempo. Dal punto di vista democratico, tutti dicono "questo è un paese libero, puoi fare quello che vuoi, basta che non parli male del re". E in genere di politica non si parla, tranne deprecare genericamente la guerra in Iraq e l'arroganza americana, ma parlare di come la CIA influenza i paesi arabi è assolutamente tabù.

Gli asiatici si adattano a vivere nel deserto metropolitano, dimostrando una filosofia di vita piu aperta ai cambiamenti e più adattabile all'ambiente della nostra. Gli Occidentali invece si asserragliano dentro delle specie di caserme dette Compound, circondati di filo spinato, cingolati con mitragliatrice, guardie di sicurezza che non servono a nulla. E' una prigione dentro all'immenso carcere a cielo aperto che è questo paese, e ci si sente ancora più dolorosamente isolati, segregati e lontani dalla societa civile. Non bastano i comforts tipo piscina e palestra a renderlo un luogo piacevole; siamo tutti comunque mercenari sradicati. Anche noi abbiamo venduto un pezzo della nostra vita per denaro.

I muezzin alle 5 di mattina iniziano una litania incessante di preghiere, ogni minareto ha un décalage di qualche minuto da quelli adiacenti, per cui la litania dura in eterno. Parlerei più a lungo della religione, ma ho francamente paura di ritorsioni per cui dico l'essenziale. Quant'era più bello l'induismo, con la sua glorificazione del creato e delle creature, i loro riti varipinti e fantastici, i loro templi una orgia di sensualità. Come sono geometrici e freddi i templi islamici, dove ogni rappresentazione della natura e degli animali è bandita; tutto è geometria, o complicati arabeschi. Peccato, ero venuto con la ferma intenzione di imparare l'arabo e di conoscere l'Islam, ma dopo un pò lascio perdere. Alcune cose le ho conservate, tipo dire "as salam aleikum" (la pace sia con te) e "Inshallah" (se dio vuole), le trovo cose belle.

I miei colleghi mi dicono "ma guarda che l'Islam è un parente stretto del Cristianesimo, noi riconosciamo in Gesù un profeta", e io gli chiedo "ma allora se siete tanto ecumenici perchè chiamate 'infedele' chi non è musulmano?", e lì balbettano qualche scusa poco convincente. Al lavoro ci sono frequenti pause per la preghiera, precedute da un richiamo degli altoparlanti. Ci vanno tutti a pregare, sospendendo ogni attività. A me la cosa non dispiace, in fondo fa un bel contrasto con il modo occidentale di vivere, strenuamente volto alla produzione e al consumo, e poi le preghiere islamiche fanno molto bene alla schiena, aumentano la flessibilità dei giunti. Peccato che a pregare ci sono solo uomini, anzi in tutta l'azienda, 30mila dipendenti, non c'è nemmeno una donna.

Le donne vivono una vita di semi-prigionia dorata, assistite da una serva filippina nelle faccende di casa; non possono guidare, che vuol dire che non possono andare da nessuna parte dato che non esistono neanche mezzi pubblici in Riyadh. La sera le portano a... direi a pascolare se non suonasse offensivo...nei centri commerciali, dove godono di un paio d'ore di aria, sempre chiaramente sotto stretta sorveglianza. Sono creature affascinanti, di cui si intravedono solo gli occhi e le mani curate; un pò mi fanno pena, un pò rabbia perchè si sono rassegnate a vivere in un carcere dorato, e comunque sono tremendamente razziste verso le donne non arabe, soprattutto verso le asiatiche che considerano bestie da soma. Vittime, e carnefici a loro volta; ma in fondo lo siamo tutti. Io sto accuratamente alla larga da loro, quando si avvicina una io scappo, l'ultima cosa che voglio per me è essere accusato di tentare di adescare una donna e passare 5 anni in carcere, qui la giustizia è amministrata da un tribunale religioso. L'immagine della donna è rigorosamente censurata, anche in farmacia sui prodotti di importazione che ritraggono il viso di una donna è apposto un bollino di censura; in TV i volti femminili vengono sfuocati; in genere a volto scoperto, ma pur sempre coperte di mantelloni neri, vanno sono le adolescenti o le straniere. Arrivato in Egitto, rimasi sconvolto al vedere ragazze in blue-jeans - pur coperti i capelli da un velo: in Arabia quei jeans sarebbero costati loro il carcere.

Dal lavoro mi buttano fuori presto, credo più che altro perchè non tollero l'autoritarismo del capo progetto - che sembra voler condurre il team come in una scuola coranica dove lui è il maestro - con licenza di fustigare pubblicamente gli allievi sorpresi in difetto. Ricordo le scuole coraniche in Ciad, un gruppo di ragazzini impauriti, rapati a zero, che recitano tutti assieme in un'assordante confusione i versetti del Corano; mentre il maestro va in giro con un frustino e picchia i meno zelanti - o forse picchia tutti, indistintamente. Io educato all'individualismo anarchico, alla creatività e al libero pensiero proprio non mi adatto al fare sottomesso dei miei colleghi.

Arrivato all'aeroporto, risulta che il visto era scaduto... altri 5 giorni di passione, correndo da un commissariato a un ufficio per farmi rinnovare il visto... una interminabile serie di intoppi burocratici, di gente che non vuole stare ad ascoltarmi... per un attimo penso che non riuscirò mai ad andarmene di lì... bravissimi al consolato Italiano che mi offrono conforto spirituale, altro non possono fare... ma mi consola moltissimo il pensiero che, male che vada, posso sempre gettarmi dalla cima del Kingdom Tower, il grattacielo più alto dell'Arabia, per riconquistare la liberta... che alla fine, a meno che mi incatenino e mi nutrano con flebo, nessuno può costringermi a vivere in una prigione. Qualcuno disse che puoi togliere a un uomo la libertà del corpo, chiudendolo in una prigione, ma la libertà dell'anima, del pensiero non gliela toglierai mai. Io, valdostano, nato libero di correre sulle montagne sospeso fra cielo e terra, attraversando foreste e valicando torrenti, non potrei mai tollerare la prigionia nè del corpo nè dell'anima. Come sa la volpe che, presa in una trappola, si trancia la zampa a morsi pur di sfuggire, pur sapendo che senza zampa non potrà mai sopravvivere.

Ora sono di nuovo in terra d'Occidente, la preghiera delle 5 non mi sveglia più al mattino.... un pò mi vengono in mente le ultime parole de "La tregua" di Primo Levi....paura che la libertà sia solo un sogno, e che domattina mi risveglierò al solito grido....

La strana storia di Zio Paperone e di Che Guevara.





Sono uno dei tanti povirazzi che hanno passato la vita a lavorare per mettere da parte quattro soldi per la vecchiaia. Sono anche più sfigato della media degli italiani perchè, essendo uno zingaro, non ho neanche mai comprato una casa, perdendomi così la grande bolla immobiliaria degli ultimi quindici anni.

Un pò però mi consolavo: ho messo i miei soldi in BOT e Obbligazioni, mi danno degli interessi modesti ma un pò superiori all'inflazione, pazienza, non sono ricco ma mi mantengo a galla, pian piano avrò abbastanza soldi da poter mollar tutto e andare a fare il rivoluzionario in America Latina, che è sempre stato il mio grande sogno. Non sono bello come il Che Guevara, ma neanche Gramsci lo era. Il mio giorno arrivera'.


Però continuavo a vedere il prezzo di tutto salire vertiginosamente, e i miei risparmi sciogliersi come cioccolato in tasca. Allora dissi: "porca puzzola, se non mi metto a gestire meglio i miei soldi qui io lavoro solo per compensare l'inflazione". Mi misi a studiare un po' di economia, ecologia e finanza, mi lessi i libri di Richard Heinberg, David Strahan, Jeremy Leggett, Matthew Simmons; e scoprii cose che vorrei raccontare, anche se agli esperti risulteranno ovvie, sperando così di salvare dalla miseria qualche altro poveraccio come me.

* Primo: l'inflazione REALE non è assolutamente del 3% come ci raccontano in TV. E' almeno del 15%. La quantità di denaro

circolante, tecnicamente detto M3, stampato come Totò e Peppino facevano ne La banda degli Onesti, cresce di almeno il 15% all'anno. Solo che qui i falsari sono i banchieri e i governi nazionali, quindi in galera non ci finiscono. Ovviamente se in TV ti dicessero la verità sull'inflazione, tutti ritirerebbero immediatamente i loro soldi dalle banche, dai BOT eccetera e l'intero sistema finanziario, basato sull'inchiappettamento del povero risparmiatore, crollerebbe. Il sistema crollerà, ma non così presto, non finchè riescono ancora ad illuderci e a rapinarci con le buone.

* Secondo: l'inflazione e' stata tenuta relativamente bassa grazie all'effetto dei bassi prezzi dei prodotti di consumo made in China,

anche se questo ha comportato la perdita di tanti posti di lavoro da noi. Ma alcuni fattori, principalmente il costo sempre crescente dell'energia per i trasporti delle merci, faranno finire ben presto la cuccagna delle cineserie.

* Terzo: forse col petrolio a 95 dollari sta diventando evidente che l'era del Peak Oil è già cominciata. La produzione globale di petrolio

diminuira' del 2-3% all'anno mentre la domanda crescerà del 3-4%, con una grossa sensibilità a tensioni geopolitiche e molta tensione supply-demand. Aspettiamoci una crescita del costo dell'energia sul 30% all'anno, forse più. Dato che l'energia influisce sul prezzo di tutto, perchè tutto richiede energia per fare tutto, aspettiamoci una inflazione rampante negli anni a venire. Pero' bada ben, recessione e Peak Oil sono due giganti in lotta fra di loro, uno tira giù il demand e l'altro il supply. I due giganti si azzufferanno rotolandosi avvinghiati al suolo, un mese vince uno, un mese vince l'altro, e noi pulci mercanti dobbiamo sempre stare attenti a saltare sulla groppa di chi vincera' al prossimo round, altrimenti verremo schiacciati al suolo.

* Quarto: con gli sconvolgimenti climatici e l'aumento vertiginoso del costo dei pesticidi e del carburante, e la diminuzione delle falde aquifere,

l'erosione del suolo fertile, i raccolti globalmente diminuiranno, altro fattore di galoppamento dei prezzi per lo meno dei generi alimentari

* Quinto: l'investimento nel mercato immobiliario e' un treno pericoloso da prendere, perchè con la recessione da crisi energetica alle porte,

e col caro-trasporti, il turismo andrà a picco, tanta gente che si poteva permettere una seconda casa la venderà, probabilmente tanti povirazzi come me accetteranno di vivere in dieci in una stanza pur di risparmiare sul costo del riscaldamento... probabilmente fra qualche anno la crisi energetica provocherò anche il contro-esodo dalle città verso le campagne. Insomma, sempre meglio una casa che un BOT, ma non punterei tutti i miei risparmi su una casa. Anzi, avessi una casa la venderei adesso prima che avvenga un crollo come negli USA.

* Sesto: il mercato azionario, attualmente con valutazioni astronomiche basate sull'illusione di una crescita illimitata,

andrà a picco quando sarà evidente che, a causa dell'esaurimento dei combustibili fossili, ci aspetta in futuro una DECRESCITA illimitata. Stare alla larga da Fondi di Investimento anche se garantiti. Lasciar perdere i mercati emergenti che ormai sono emersi tutti.

A questo punto, dato che i soldi valgono sempre meno, uno può fare tante cose.

* Vendere tutto, darlo ai poveri e dedicare la vita agli altri, sperando che qualcuno, tipo una chiesa qualsiasi, ci dia da mangiare e ci curi quando vecchi e/o malati. Tipo farsi prete. Bellissima scelta, ma io sono ateo e non conosco nessuna chiesa atea, e non c'e' nessuno che paghi le mie bollette alla fine del mese. Scelta da farsi solo a tempo parziale, a meno di avere papà che paga.
* Mettere la testa sotto la sabbia e continuare a sgobbare come un somaro e comprare BOT coi pochi risparmi, perchè non ha nessuna altra idea in testa. E' esattamente quello che il Sistema conta che noi facciamo.
* Spendere e spandere godendoci l'oggi, e quando arriverà la stagione delle vacche magre boh, vedremo. Mi piacerebbe fare cosi', ma l'educazione spartana,

puritana, protestante e ebrea che ho ricevuto fa a pugni con questo tipo di scelte. Inoltre, le cose più belle della vita sono gratis.

* Alzare la testa e salvarsi il posteriore con qualche buona idea di investimento e lavorando un pò di cervello... adesso vi spiego una possibile strategia.

L'unica cosa che vale e' LA ROBA - di pirandelliana memoria. In termine tecnico la ROBA viene chiamata COMMODITIES. Di ROBA ce n'e' di tanti tipi:

* PETROLIO di tutte le forme sapori e colori - BRENT, LIGHT CRUDE, GAS OIL, GASOLINE - poi gas naturale, carbone... ENERGIA in genere. Questa è la mia ROBA favorita, perchè l'energia è come il motore immobile, che fa andar tutte le cose.
* METALLI.... l'ORO è il re, poi vengono i suoi vassalli valvassori e valvassucci, nobili come l'ARGENTO, il PALLADIO, il PLATINO... poi metalli più proletari e industriali, tipo il rame... ma guardatevi bene dallo snobbarli: mentre l'oro viene quasi tutto conservato, gli altri metalli vengono per lo più usati in processi industriali, e questo li rende ancora più preziosi perchè si CONSUMANO e hanno un valore d'uso oltre che di possesso. Con ORO e ARGENTO ci si sente un po' Re Magi.
* BENI AGRICOLI: cotone, zucchero, caffè, soia, grano, granturco, bestiame, legname.... alcuni hanno un sapore esotico, e fanno sentire un pò Marco Polo sulla via della Seta.
* BENI IMMOBILI: case o terreni. La sfida e' trovare un posto sul pianeta dove i prezzi non siano già cresciuti del 300% negli ultimi 5 anni.

L'idea è semplice: se metti i tuoi soldi in ROBA, almeno la tua ricchezza reale non dovrebbe risentire dell'inflazione. I prezzi salgono, ma tu la ROBA ce l'hai e puoi eventualmente barattarla in cambio di altra roba.

L'idea di partenza fu quella di investire in beni immobili, una classica strategia ben seguita dai nostri genitori. In Italia, diménticatelo. Mi spinsi fino in Romania, nell'illusione neocolonialista di comprar casa nel centro storico di Sibiu in cambio di un sorriso e una stretta di mano. Pensavo di trovare il Bengodi, l'Eldorado, Tahiti per Gauguin. Mi chiesero 350mila Euro per una catapecchia e me ne ripartii con la coda tra le gambe. Si sono fatti già furbi. Forse in Nepal, in Patagonia, in Congo, chissà. Col global warming, Finlandia e Canada promettono bene; dal Mediterraneo - devastato da caldo alluvioni e siccità - starei alla larga. I terreni agricoli mi ispirano di piu' delle case: quando il petrolio sarà finito l'unica energia per campare tornerà ad essere quella del sole, come è stato per miliardi di anni, e per captare sole per fare cibo ed elettricità ci vuole terreno; due fattori essenziali per scegliere il terreno sono approvvigionamento idrico e caos climatico. Complicato, rischioso, richiede molta ricerca sul territorio, molto tempo, devi conoscere persone di fiducia.

La seconda tentazione fu quella di comprare dei barili di petrolio e sistemarli in giardino, ma non è molto comodo, e probabilmente illegale per ragioni di sicurezza. Anche riempire il garage di ZUCCHERO e GRANO non va bene, mi vedo già a far pascolare in cortile gatti e formichieri per scacciare ratti e formiche. Complicato e inaffidabile.

Risulta che il sistema "migliore" e' comprare CERTIFICATI con dei Brokers Online. Boh, io pensavo che i Brokers trattassero solo azioni in Borsa - di cui ho orrore, dopo aver perso la camicia nel crack del 2001 - e invece ci sono anche delle azioni per comprare e vendere elettronicamente la ROBA! C'e' sempre un piccolo rischio: che il sistema diventi insolvente - magari con la scusa di un attacco di Al Qaeda che potrebbe casualmente distruggere in modo irreversibile tutti i records delle tue posizioni aperte. Prima o poi il SISTEMA ricorrerà a questo TRUCCO, quando la bancarotta globale non sarà più nascondibile. Per cui è meglio non metterci tutti i propri soldi.

Ma qui viene la sorpresa più bella: per comprare un barile di petrolio, uno non deve necessariamente mettere giù 95 dollari; si possono utilizzare i CFD, ovvero Contract For Difference, ed acquistare un barile a credito, mettendo giù solo un deposito tipo del 10-20% del valore nominale dei beni acquistati. Ovviamente su questo credito - o margine - bisogna pagare un interesse, ma chi se ne frega, tanto il valore del petrolio è destinato a crescere mooooolto di più di questo interesse, che è di poco superiore all'interest rate fissato dalla Federal Reserve americana, in pratica l'8%. E' un po' come fare il mutuo per comprare energia invece che casa.

Un'altra formula molto semplice è quella dello SpreadBetting, praticamente si scommette un certo numero di dollari per ogni movimento in alto o in basso del prezzo del petrolio - o di ogni altro bene. L'idea è simile a quella delle corse dei cavalli, il tuo cavallo è il petrolio e se lui corre tu vinci. Chiaro che se corre in giù perdi, ma alla lunga il petrolio correrà sempre in su, e tanto, quindi tranquillo che non perdi i tuoi soldi.

Comunque una parte dei risparmi conviene tenersele in LINGOTTI di metallo - oro o argento - REALE chiusi per bene in cassaforte, almeno quelli non te li portano via. Uno dice: ma questo e' un investimento che non FRUTTA, se compro una casa almeno la uso. Vero, ma se uno vede l'andamento del prezzo dell'oro negli ultimi anni, si rende conto che era un investimento molto più redditizio che una casa... e il trend secondo me si accentuerà ancora di più nel futuro, quando purtroppo le tensioni (leggi: guerre) internazionali accresceranno la domanda di beni mobili e trasportabili, come appunto i metalli preziosi. E' un mondo schifoso, lo so, e darei qualsiasi cosa perche' non sia cosi'; ma visto che e' cosi' tanto vale cercare di sopravvivere economicamente.

Dice, ma tu non eri di sinistra, cosa ti metti a trafficare coi soldi, non sai che i soldi sono roba del demonio, putrido capitalista, pape satan aleppe. Si, sono e resterò -spero- di sinistra, ma purtroppo spesso sono i soldi a fare la differenza fra il vivere e il morire, fra il poter essere utile all'umanità - al pianeta in generale - o no. Come dice Primo Levi in "Se questo e' un uomo", la prima legge del campo è "salvare se stessi". L'unico modo in cui potrò essere utile durante le varie fasi dell'affondamento del Titanic Planetario è offrendo un pò di soldi alle poche persone che li meriteranno, principalmente a coloro che già hanno dedicato la loro vita ad aiutare gli altri senza aspettarsi niente in cambio. Per il resto, credo di essere abbastanza inutile, piccolo borghese individualista che non sono altro.

Dedicato ad Anna Politkovskaya, ho appena visto una sua intervista e mi vergogno di non essere come lei.

Schiavi Moderni


Ultimamente dal sito di Beppe Grillo mi sono scaricato il PDF "Schiavi Moderni". Mi ha commosso. Una serie infinita di brevi racconti di giovani dai 20 ai 60 anni che racconta una sola cosa: che l'Italia sta diventando come la Cina e la Romania. O peggio. Che questa e' la generation low cost, senza diritti e senza pensione, tutte le ditte si sono biagificate e tutti i lavori sono diventati a progetto, anche rispondere al telefono e scaricare camions e' un progetto; che vuol dire altissima precarieta, bassissime paghe e ricattabilita' totale del lavoratore. Non c'e' limite alla percentuale di lavoratori precari in una azienda, e' il bengodi del capitalismo selvaggio. Paradossalmente, e l'Italia e' il paese dei paradossi, anche i sindacati usano lavoratori interinali, cui nessuno fa formazione, sfruttati per 900 euro al mese...anche i sindacati si sono biagificati.


In altre nazioni i lavoratori a contratto vengono pagati di piu' del lavoratore fisso; in Italia di meno. L'Italia e' il paese alla rovescia.

I laureati le vittime preferenziali, 20 anni di studi per un "salario" dai 600 ai 900 Euro. Un ingegnere in Italia guadagna meno di un ragazzo Mc Donald in UK. All'inizio leggevo con incredulita', non pensavo che l'Italia fosse davvero ridotta cosi' male. Ma come, in televisione sembrano tutti cosi' ottimisti e pieni di energie, parlano tutti cosi' bene della legge Biagi! Vuoi vedere che il paese reale non e' come te lo raccontano in TV.

E tutto a un tratto mi ci riconosco in loro: anche io ho vissuto quella angoscia, di chi e' disposto a tutto ma non trova niente, tranne delle colossali fregature. Di chi si sbatte per anni sacrificando tutto, per non rimanere che con un pugno di mosche. Le centinaia di curriculum mandati senza ricevere una risposta. Unica offerta uno stage non pagato di 3 mesi a Modena con promessa di assunzione ovviamente alla fine non mantenuta. I concorsi per un posto sottopagato, con decine di laureati in fila pronti a svendersi per una pagnotta. Se non ci stai, ce ne sono altri cento fuori pronti a prendere il tuo posto.

Poi la umiliantissima esperienza della Scuola di Telecomunicazioni di Aosta, i prof di Torino strapagati, e noi assistenti valdostani a far da sguatteri senza nessuna progettualita'. Le segretarie ci prendevano in giro "siete di famiglia ricca, per permettervi di lavorare per questa miseria". Viene nominato capo un diplomato di liceo classico, uomo politico dell'Union Valdotaine, pagato il triplo di me che sono laureato in ingegneria. Porto avanti delle idee, voglio fare della Scuola un centro di ricerca e sperimentazione mitteleuropeo sulle comunicazioni, con collaborazioni con il politecnico di Losanna, con le aziende sul territorio, enti locali... parlo di far crescere un vivaio di scienziati locali.. di internet, di banda larga, di decentramento dei servizi, di tutela e valorizzazione dell'ambiente attraverso la tecnologia... mi guardano con ostilita' e sospetto, vengo apertamente invitato a stare zitto. Provo a rivolgermi al mondo dell'informazione e della politica, paradossalmente gli unici a dimostrare interesse sono i fascisti. Forse gli unici a non avere nulla da perdere, chi lo sa. Capii allora che la Valle d'Aosta e' un pezzo di Sicilia trapiantato al Nord, un pianeta delle opportunita' perdute. Il pantano di catrame in cui affondano e muoiono le speranze, dibattendosi disperatamente per uscirne. Che o rientri in un sistema omertoso e mafioso, o resti un frustrato tutta la vita, o scappi.




Il cammino della speranza.



Partii con uno zaino sulle spalle, senza dire niente a nessuno, non volevo spezzare il cuore a mia madre. Via internet ero entrato in contatto con una azienda della Virgina, USA. Erano i tempi della corsa all'oro tecnologica, il 1997. Arrivo per il colloquio e abituato alla merda italiana penso subito "adesso mi attirano in un sottoscala e mi tolgono un rene". Invece no, mi mandano sei mesi in India per la formazione... bellissima l'India, mi restera' sempre nel cuore...sei mesi senza vedere un bianco arrogante, solo bellissimi sorridenti gentilissimi indiani, che bellezza. Poi comincio a lavorare per le aziende americane. Stupore. Qui se sei in gamba sei valutato, ti lasciano fare, i managers sono tecnici competenti e non politici mafiosi come da noi. Lavoro la meta' che in Italia e guadagno il doppio. L'America fa schifo, la gente e' ignorante e ultranazionalista, pero' si lavora bene, c'e' organizzazione, positivita', comunicazione. Io all'inizio mi sento come uno schiavo gallo deportato nella Roma Imperiale, intorno a me i fasti dell'Impero Americano, che odio ma che rappresenta per me l'unica possibilita' di liberta'. Io piccolo schiavo valdostano la domenica vado a pulire stalle per arrotondare lo stipendio e non dimenticarmi delle mie origini; via de Tiller gremita di gente e' un miraggio in questi deserti suburbani di parcheggi e supermercati, ogni volta che sento odore di letame nei campi affogo di nostalgia, lo scampanio delle mucche un ricordo di paradiso perduto lontano. Ma indietro non si torna, mai piu' nelle grinfie dell'Union Valdotaine.

Chiave a stella dei bytes, scopro una umanita' in movimento, l'immigrazione cinese e indiana che e' ormai un fenomeno di massa; e scopro che noi italiani abbiamo molto piu' in comune con i cinesi e gli indiani che con gli anglosassoni, solo con loro divido il mio cibo, a Chinatown passo tutti i miei momenti liberi, solo colleghi indiani mi invitano a casa loro. Gli americani sono dei poveracci, hanno tutto ma non sanno e non sentono niente, accumulano ogni sorta di oggetti ma in fondo al cuore hanno la disperazione, e piu' sono disperati piu' comprano. Massacrano il pianeta col loro consumismo ma negli occhi hanno tristezza. Ho visto molti piu' sorrisi in una favela di Bombay che in tutti gli Stati Uniti. In 3 anni non ho mai visto un nonno americano a spasso per mano con il nipotino. Su una spiaggia di Los Angeles, gli americani se ne stanno a gruppi di uno, di due... i messicani, minimo quindici persone con 4 diverse generazioni insieme.

A New York un anziano giace sull'asfalto in mezzo alla strada, perde sangue dalla fronte. Le automobili americane lo scansano e proseguono, i passanti americani fanno finta di niente e continuano nella loro corsa meccanica per il successo individuale. Un italiano in bicicletta si ferma e lo soccorre. L'uomo e' ukraino, si era inciambottato traversando la strada. Forse la solidarieta' esiste solo fra gli schiavi del sistema; chi ha accettato il sistema nel suo cuore, e vuole per se' un posto dominante, vede nell'altro o un alleato da sfruttare o un competitore da eliminare.

Il nuovo mondo e' un immenso nulla fatto di merci in movimento, dove l'uomo muore. Quando mi sento impazzire, scappo in Messico o a Cuba per riscoprire un po' di umanita'.

Il crollo del Nasdaq falcia il mercato del lavoro, ormai nauseato dagli USA me ne torno volentieri in Europa, destinazione Londra, ponti d'oro dopo la mia esperienza americana. Londra e' squallida, nera, indolente, le donne inglesi obese alcolizzate e ripugnanti, il cielo eternamente bigio; dopo New York che vibrava di mille culture e di vita per le strade Londra mi angoscia... il lavoratore inglese non ha passione, e' individualista e scostante, preferisce mandarti un email che parlarti, soprattutto se sei straniero. Gli americani non erano cosi', avranno tanti difetti pero' la loro e' una cultura della comunicazione.

Alla fine vinto dalla nostalgia accetto un lavoro a Milano, però se Londra mi deprimeva Milano mi angoscia coi suoi veleni e la sua gente sempre incazzata, una urbanistica che squarcia il cuore tanto e' squallida, un cielo lattiginoso e zanzare a gogo'. Dicono giustamente che il peggior castigo per un valdostano e' andare a Milano in una giornata di nebbia. Dice il saggio napoletano: "l'unica cosa buona a Milano e' il treno che ti porta via". Il milanese ha una costante smorfia di disprezzo sul viso, ti dice apertamente "se Milano non ti piace, vattene". Mi sono sentito piu' straniero a Milano che a San Francisco.

Pero' fra i colleghi "immigrati" come me riscopro l'italianita', il prendere il caffe' assieme, il fare pausa pranzo assieme... il piacere di stare assieme dopo tanti anni di isolamento in societa' anglosassoni ultraindividualiste. E riscopro la straordinarieta' del lavoratore italiano, il suo adattarsi a fare di tutto, il suo coinvolgimento emotivo nel lavoro, la sua eterna allegria (a meno che si tratti di un milanese). Bellissimi i napoletani, poeti scanzonati, maestri nell'arte di sopravvivere con allegria in mezzo al caos. Poi venne Roma, ti inebria di storia ma è imperiale e violenta come quella di 2000 anni fa, disumana e razzistissima con gli immigrati; mi trascino per 3 mesi sulle stampelle per un incidente di pallone e gli unici a tendermi una mano sono gli immigrati, una donna latinoamericana mi aiuta a portare il cestino al supermercato e la cassiera italiana la insulta violentemente. Nessuno che ti ceda il posto sul metro, alle code, la lotta e' di tutti contro tutti, i deboli devono soccombere, le risorse non bastano per tutti. E poi apparve Napoli, dolcissima e sognante, malinconica poetessa con una filosofia trillenaria, quando presi il treno per andarmene piansi sapendo di aver perso una possibile patria. Napoli come Cuba, dove tutto diventa possibile nella fantasia e nel cuore grande della gente; non mi stupisce che Zanotelli abbia scelto di vivere a Napoli.

E via cosi' per le strade del mondo, dal pianeta Canada degli uomini di ghiaccio, alla razzistissima Danimarca, alla Finlandia magica e fredda - una Val d'Aosta spianata fatta di boschi e laghi - piena di conigli dalle grandi orecchie che sbucano dai boschi, alla Germania meccanica dura industriale e impersonale, alla Olanda dove solo le rane e le anguille sopravvivono nel marcescume da cimitero dei canali. Avanti cosi', dentro e fuori dal sistema, un po' servo del sistema, "pallido verme del formaggio capitalista", e un po' operatore di solidarieta' internazionale - la tenerezza dei popoli - in Brasile, Guatemala, Ruanda, Nicaragua, Palestina..., finche' riusciamo a mandare avanti il gioco, finche' il mare sopra noi sara' richiuso.

Dice, "ma tu ci torneresti in Valle d'Aosta"? Ma che ci torno a fare, dai, ormai in Valle le ho provate tutte, non fa proprio per me. Se altrove ho una possibilita' su un milione, in Valle proprio zero. E poi a far che cosa, non ci sono progetti, a me piace progettare, costruire, sognare, in Valle pensano solo a mungere la mucca della amministrazione pubblica, chi aveva le idee e' gia' scappato. Dice, "ma non hai nostalgia ogni tanto?". Si, della mia adolescenza di scorribande sulle montagne con Stefano e Sergio Deleo, rutti e scorregge liberi, cani randagi mucche e stambecchi, quando eravamo lassu' gli ultimi e non pensavamo neanche che esistesse qualcosa al di fuori di quel paradiso. Ma poi scoprii che gli dei non stanno sulle montagne, stanno in mezzo ad una umanita' che soffre spera e si contorce... pero' si, sempre pensando che mi piacerebbe andare a morire al lago delle Laures, il paradiso creato da un dio che non esiste.

Peak Oil - Il Buio Degli Anni Luce



Il petrolio sta per finire. Tempo massimo due o tre anni - ma probabilmente prima, credo verso la fine del 2007 - i pozzi non basteranno a soddisfare la domanda mondiale.

Dopo succederà un grandissimissimo casino. Io questa cosa non la sapevo, non avevo mai sentito parlare di Peak Oil, nè di Hubbert Peak; sapevo vagamente che il petrolio non sarebbe durato in eterno ma non pensavo che il fattaccio fosse dietro la porta. Ma un amico mi mise la pulce nell'orecchio e cominciai ad indagare su Internet. Mi lessi e guardai di David Goodstein "Out of Gas, The End of the Age of Oil". "Oil, the party is over" dell'ottimo Richard Heinberg. "A Crude Awakening". "The end of Suburbia". "Crude Impact". Gli autori tutti esperti geologi ed esimi scienziati. Raggelanti. Ebbi incubi per un paio di notti.

Alcuni dati.

1000 miliardi di barili sono le riserve mondiali stimate. Altri 1000 ce li siamo già bruciati. Un barile sono 159 litri. Il consumo attuale è di 25 miliardi all'anno, quindi i conti sono facili, altri 40 anni di festa prima del buio. Boh vabbè non mi preoccupo, in 40 anni avremo il tempo di migrare verso fonti alternative: solare, eolico, fissione e fusione nucleare, ecc. Oh poi che me frega, l'importante è che io me la goda, io sono un edonista, del futuro dell'umanità dopo che io son morto lascio che si preoccupino preti e comunisti.

Balle. Una delle balle meglio raccontate nella Storia, insieme a quella dell'11 settembre. Vediamo perché.

Le riserve reali sono inferiori almeno del 25%; molti paesi estrattori hanno esagerato la consistenza delle loro riserve perché l'OPEC assegna le quote di estrazione in base alle riserve, quindi soprattutto gli arabi hanno barato per potersi intascare piu' soldi possibili subito. Curiosamente, nonostante la continua estrazione, nessun paese rivede le sue riserve al ribasso...finanza creativa!

Poi, ammesso e non concesso che le riserve siano quelle dichiarate, non si tiene conto del fatto che il petrolio facile è ormai andato, rimane quello difficile da recuperare. E' come le ciliege su un albero, prima uno raccoglie le piu' facili, ad altezza d'uomo, e poi arrabbattandosi con scale e inerpicandosi sui rami va a prendere le altre... ma ad un costo moooolto superiore, tanto che alla fine ne lasci sempre un po' con la scusa che anche gli uccelli devono pur mangiare. Il petrolio del futuro sarà sempre piu' a profondità maggiori, di qualità piu' scadente, in luoghi difficili in termini di accessibilità e condizioni climatiche, con rendimenti di lavorazione sempre piu' scarsi.

Quasi tutti i giacimenti del mondo sono in declino di estrazione - Ghawar, la madre di tutti i giacimenti, in Arabia Saudita, sta già declinando. Quasi tutti tranne l'Iraq. Il petrolio irakeno era l'ultima frontiera semi vergine, il petrolio piu facile da estrarre. Mica scemi gli americani.

Il 65% del petrolio sta nel Medio Oriente. Le riserve degli USA sono già praticamente esaurite. Nel 1950 un geologo americano, Hubbert, fece due conti e dichiarò che ben presto il petrolio americano avrebbe "peak out", arrivato ad un massimo di estrazione per poi declinare; in gergo tecnico questo viene chiamato "Hubbert peak", o "Peak Oil". Questo avvenne con una precisione sconcertante. Coloro che avevano chiamato Hubbert di pazzo visionario - i Ferrara e Fede americani, orifizi di scarico delle menzogne di regime - dovettero mangiarsi il cappello.

Il 95% dell'energia che usiamo viene da petrolio, gas e carbone. Ogni caloria del nostro cibo prende 10 calorie di petrolio. L'obesità dell'occidente trasuda di petrolio.

Il petrolio e' lo schiavo dell'umanità, solo grazie al petrolio noi che viviamo nei paesi industralizzati abbiamo una qualità di vita che in passato era possibile solo per i pascià, il petrolio lavora per noi, 1 barile di petrolio costa 3 dollari per estrarre ed è energeticamente equivalente a 25000 ore di lavoro umani. L'abolizione della schiavitù è avvenuta in concomitanza all'apparire di fonti energetiche fossili - solo perché non era più energeticamente competitiva.

Il petrolio è il nostro Dio, la nostra religione. La domenica invece che andare al tempio andiamo ad adorare le creazioni del petrolio nei nuovi templi, i Supermercati. Siamo una generazione drogata di ottani. Premiamo l'acceleratore della nostra automobile e ci sentiamo Semidei.

Il petrolio ha fatto sorgere e crollare imperi. Gli USA hanno vinto la seconda guerra mondiale grazie alle loro immense riserve, Hitler mandò le truppe tedesche al massacro a Stalingrado pur di conquistare il petrolio del Mar Caspio. La disperata guerra sovietica in Afghanistan fu l'ultimo tentativo del regime per assicurarsi il petrolio per sopravvivere. Il sistema Sovietico e' crollato nel 1989 perché la loro produzione era diminuita e le esportazioni non rendevano abbastanza di fronte alla competizione spietata della Arabia Saudita, persuasa dagli USA a svendere il proprio petrolio proprio per minare gli USSR.

Le ultime frontiere: Mar del Nord, Alaska, Polo Nord, Siberia. La produzione del Mar del Nord sta declinando, e nel 2020 non ce ne sarà più. Gli altri posti pongono grossi problemi logistici, e le riserve sono grandi ma non fantastiche. Per la Siberia, Giappone e Cina si stanno facendo la guerra fredda per convincere la Russia a concederne lo sfruttamento. In Africa, quasi tutto il petrolio (Nigeria, Ciad, Cameroun) è sotto controllo americano. Nel Mar Caspio, è battaglia aperta fra USA, Cina, Europa e Russia, ma comunque le riserve non sono eccezionali. L'Arabia Saudita viene corteggiata dalla Cina, che pure cerca di intrufolarsi in Iran. Una guerra fredda e' in atto per assicurarsi il controllo delle ultime energie rimanenti sul pianeta. Una guerra che inevitabilmente diventerà atomica, fra Cina e USA, dopo che gli USA si saranno mangiati l'Iran. Non c'è abbastanza energia per tutti. Qualcuno deve soccombere, e come sempre sarà il più debole.




La scoperta di nuove riserve di grandezza importante sono sempre piu improbabili.

Le alternative:

- carbone: e' molto più inquinante del petrolio, perché emette pura CO2, ed energeticamente molto meno efficiente

- solare: per sostituire il petrolio ci vorrebbe una superficie di celle fotovoltaiche grandi come 2/3 dell'Italia. Impensabile.

- vento: economicamente interessante solo in poche parti del globo

- nucleare: occorrerebbero altre 10mila centrali - costosissime - e comunque l'uranio esistente durerebbe 10-20 anni

- bioenergia: non ce l'ho molto chiara, ma temo che sia solo un palliativo, e comunque produrre biomasse costa energia, tanta. Intanto il prezzo del granturco è salito del 20% perché lo si usa per produrre biocarburante... quindi la povera gente tira la cinghia, si abbattono piu foreste per piantarci mais... no, mi spiace, non e' una soluzione.

- idrogeno: la piu grande mistificazione del secolo, l'idrogeno e' solo un veicolo di energia - tra l'altro pericolosissimo in caso di esplosione, vedi Zeppelin. Non e' assolutamente una fonte di energia. Chi ha messo in giro questa leggenda metropolitana voleva solo confondere le acque.

- risparmiare energia al consumo, questo si... smettere si usare l'automobile, che e' il modo piu' inefficiente di spostarsi, a favore della bicicletta che invece è meravigliosa... diventare vegetariani, perché la carne costa moltissima energia per essere prodotta... coibentando meglio le case e tenendo la temperatura piu bassa... comprare roba prodotta localmente per un consumo locale... eliminando gli eserciti e le parate militari... eliminare gli imballaggi... vivere più per l'essere che per l'avere... vedi la Decrescita Felice di Pallante

- eliminare inefficienze nel sistema di produzione e distribuzione - il 40% - credo - dell'energia mondiale viene dispersa alla produzione e nel trasporto

Il mondo politico: hanno praticamente tutti le mani in pasta, solo alcuni anziani politici in pensione, i "rinnegati", dicono apertamente che siamo sull'orlo della catastrofe, tutti i politici in carriera recitano la parte di "tutto va ben madama la marchesa" che il Potere Petrolifero chiede loro.

Quando si comincio' ad estrarre petrolio nel 1850 al mondo vi era 1 miliardo di persone. Oggi sono 6.5 miliardi. Secondo le stime questo pianeta senza petrolio puo' dar da mangiare al massimo a 1.5 miliardi di persone - alcuni dicono 0.5. L'elevata produttività dei campi è dovuta soprattutto a fertilizzanti fatti a colpi di petrolio. Ma allora gli altri 5 miliardi? Io non dico niente, la sola parola e' troppo terribile per essere pronunciata.

Quando accendiamo una lampadina, quel filo elettrico che la alimenta va a pescare al fondo di un giacimento in Medio Oriente. Lo stesso computer che sto usando va a petrolio.

L'intero sistema e' costruito sul paradigma dell'energia a buon mercato: le città sono immense, moltissima gente vive fino a cento chilometri dal posto di lavoro. Il modello urbanistico americano basato sui Suburbia residenziali andrà totalmente in crisi. In verità tutto andrà in crisi. Io sono già in crisi. Mi sto chiedendo davvero cosa fare della mia vita, adesso che so che sta per scoppiare la terza guerra mondiale, la guerra del petrolio. Si vive alla giornata, senza piani per il futuro, perché davvero il futuro potrebbe non esistere, o essere cosi' drammaticamente diverso dal presente che ogni progetto e' illusione.

I media ovviamente non parlano di Peak Oil. La disinformazione e' intenzionale, permetterà di prevenire il panico di massa e di dare la colpa della recessione agli arabi o ai cinesi, nascondendo il problema di base che il petrolio e' finito.

Ormai guardo tutti in termini di petrolio, ogni cosa mi chiedo quanto petrolio sia costata; mi chiedo io stesso quanto petrolio sono costato, sicuramente almeno dieci volte piu' di mio nonno che d'inverno si riscaldava con la legna che lui stesso raccoglieva nei campi e che all'estero, in Albania nel 1915, ci e' andato solo perché ce l'han spedito in guerra.

Cerco di convincermi che la vita andrà avanti, anche in un mondo tormentato come quello che ci aspetta; cerco di illudermi pensando che comunque i bambini continueranno a giocare e gli uccelli a volare... ma non posso che sentire una profonda angoscia al pensare alle immense sofferenze di una umanità nella caduta libera prossima ventura, prima che troveremo un altro punto di equilibrio magari fra 200 o 1000 anni, chi lo sa.... mah non so, spero di riuscire a vedere tutti i film di Toto', me ne mancano pochi ormai. Per il resto, lotterò comunque e sempre per un mondo migliore, pur sapendo che non verrà mai, non durante la mia vita.

Conquistados

Sopravvivere alla conquista - breve viaggio fra gli indios centroamericani.

Da buon Europeo, pensavo che il considerare la "Scoperta" dell'America del 1492 un avvenimento nefasto fosse un atteggiamento originale, alternativo e da bravo borghese progressista politicamente avanzato. Arrivati in Messico, l'ombra della conquista ti salta addosso come un incubo oscuro, riflessa in tutti gli angoli, e ci si rende rapidamente conto che si tratto' di uno dei genocidi meglio organizzati della storia. Mi correggo, si tratta, visto che ancora oggi l'oppressione dell'indio va avanti, appoggiata dai governi fascisti filostatunitensi che dominano il Centro America. Nell'immaginario collettivo messicano, Moctezuma e Malinche - due personaggi che hanno aperto le porte ai conquistadores - sono sinonimi di pusillanimi e traditori, nessuna madre messicana chiamerebbe la figlia Malinche; invece molti bimbi vengono chiamati Cuahtemoc, dal nome dell'ultimo capo indio che resistette eroicamente contro Cortez. La statua dell'indio Cuahtemoc nella piazza centrale (Zocalo) di Messico ha sempre fiori freschi - un po' come l'altare di Giulio Cesare nel Foro Romano a Roma.

Gli spagnoli ci si misero di buona lena a distruggere sistematicamente tutti i templi atzechi, maya e quant'altro, e per sommo spregio ci costruirono di fianco le loro cattedrali cristiane riusando le pietre del templi. Un esempio per tutti e' il Tempio Mayor e la Cattedrale di Citta' del Messico, a un centinaio di metri uno dall'altra; oppure il complesso religioso azteco di Cholula, raso al suolo e sostituito da una infinita' di chiese e conventi. Le chiese cristiane del 1500 nel nuovo mondo sono un monumento al genocidio, in qualche modo ricordano l'abitudine nazista di lastricare le strade del ghetto con le pietre tombali ebree. I grandiosi murales di Diego Rivera, nel Palazzo Municipale della Capitale, riassumono le fasi del massacro; i fattori determinanti furono: - la superiorita' tecnologica, data dall'uso di cavalli, di cani da caccia, di armature di ferro e spade - l'uso del divide et impera per creare alleanze e approfittare delle rivalita fra le tribu' di indios per mettere una contro l'altra , salvo poi massacrare i precedenti alleati una volta che non servivano piu' - l'arma ideologica della religione cristiana per creare negli indios rassegnazione e sottomissione

Gli zelantissimi preti cristiani, al seguito dell'esercito di occupazione, si adoperarono immediatamente per incendiare tutti gli scritti delle civilizzazioni conquistate, e il lavoro fu fatto talmente bene che delle migliaia di opere atzeche ci restano solo due o tre. Che il lavoro dei preti fosse cosi' essenziale nel processo di dominazione, e' testimoniato dal fatto che gli stessi proprietari terrieri spagnoli sollecitassero fortemente alla chiesa cristiana l'invio degli "indottrinatori", cioe' preti specializzati nello spezzare la spina dorsale ideologica della resistenza india.

I difensori della chiesa cattolica sbandierano il nome di Fra Bartolome de las Casas come un esempio di difensore degli indios; in realta' il frate interveni' nel conflitto fra la Corona spagnola e i terratenenti centroamericani, poco inclini a pagare tasse, rivalutando gli indios puramente nella funzione economica di sudditi e contribuenti dell'Impero. Sterminare indios era male, si, ma piu' che altro perche' si privava cosi' l'Impero di braccia che lavorassero nei campi e nelle miniere, e la Chiesa di fedeli e contribuenti. E infatti la Corona interveni' con leggi per proteggere gli indios, la Leyes Nuevas, ma mantenendoli in situazione di assoluta sudditanza e ai limiti della schiavitu'. Questo permise comunque agli indios di sopravvivere fino ad oggi; per lo meno l'ombra degli indios di un tempo.... da orgogliosi guerrieri, abilissimi artigiani, grandi artisti e poeti di una volta, gli indios oggi hanno perso la loro anima, sono diventati timidi, diffidenti (e come non esserlo, dato che ogni volta che si sono fidati li hanno fregati!), le loro attivita' economiche di mera sussistenza - dato che le loro terre migliori se le sono portate via gli spagnoli. Un bell'aneddoto e' questo: un prete passo' molti anni presso una comunita', conquistandosi la fiducia della gente. Alla fine quando lui stava per andarsene alla fine dell'incarico gli indios decisero di dirgli che presso il villaggio c'era dell'oro. Per gli indios la scoperta dell'oro era una disgrazia terribile perche' significava essere condannati a finire schiavi nelle miniere. Quindi il dirlo al prete era un gesto di grandissima fiducia. Il prete si riempi' le tasche d'oro e poi per farsi bello con la Corona ando' immediatamente a dirlo in giro e cosi' gli indios finirono miseramente sotto terra. Poi uno si stupisce che gli indios siano diffidenti. Un bellissimo esempio di come infinocchiare l'indio sono le chiese di Chichicastenango: siccome l'indio era abituato a fare le sue cerimonie sui gradini delle piramidi, i preti che costruirono queste chiese fecero delle grandissime scalinate uguali uguali alle scalinate delle piramidi. Cosi' ancora oggi gli indios celebrano i loro riti maya - incluso sacrifici di galline - sulle scalinate delle chiese e pagano di buon grado il tributo al prete. La sopravvivenza ancora oggi di questi riti maya e' toccante, nel cimitero si possono vedere sciamani che fatto riti col fuoco ed e' da brivido, sembra di essere in un fumetto di Tex Willer perche' questi sciamani sono spiccicati ai Sioux (o erano Cheyennes?) di Piccolo Grande Uomo. Che ancora oggi esistano questi riti, e' una testimonianza di quanto gli indios devono odiare gli europei e debbano cercare di stare il piu' lontano possibile da loro. Di fatto, a forza di stare in mezzo agli indios, anche io ho finito per associare l'europeo ad uno scimmione violento volgare e stupido, e arrivato in citta' dove la maggioranza e' meticcia o europea avevo la stessa sensazione di ripugnanza che provo' Gulliver di ritorno fra gli uomini dopo la permanenza nel mondo dei cavalli. Gli indios sono belli nei loro variopinti vestiti tradizionali, nella gaiezza del loro sguardo e la luce del loro sorriso, nella loro spontaneita' e ingenuita, nel loro vivere in armonia con l'ambiente, nella forza dei loro rapporti famigliari e sociali, nella loro religiosita' legata alla natura. Ho pensato molto seriamente di mollare tutto e andare a vivere fra loro sulle montagne del Guatemala. Non sarei il primo a farlo. Il punto e' imparare a fare qualcosa di utile alla gente.

Un altro tributo alla ingegnosita' dei preti nell'infinocchiare gli indios lo pago qui: i preti arrivano, e cominciano a demonizzare il sesso e la nudita'. Si sa, il sesso mette in comunicazione l'umano e il divino, ma questo e' il mestiere esclusivo del prete, quindi per aumentare il suo potere il prete deve togliere di mezzo il sesso. Ma questo e' difficile farlo perche' ci sono forti pulsioni biologiche; si puo' pero' sublimare queste pulsioni. Qui il grande colpo di genio: mascherare all'interno della religione un simbolo fortemente sessuale come oggetto di adorazione. Di qui il capolavoro supremo del prete indottrinatore: la Vergine di Guadalupe, icona adorata in tutta America Centrale, che e' la stilizzazione artistica piuttosto precisa dell'organo sessuale femminile. Andate a cercare su google una foto e poi mi dite se non ho ragione.


Ancora oggi, per un indio che cerchi lavoro in citta' e' meglio togliersi gli abiti tradizionali e fingersi meticcio, "ladino". L'unico posto dove essere indio e' un vantaggio sono le ONG.

Parlare di questione india senza parlare della questione della terra non ha senso. Il Zapatismo si rifa a questa lotta india per la terra, sono andato a visitare una comunita' zapatista ma devo dire che non mi e' piaciuto, una mezza pantomima con tutti questi passamontagna, un pericolosissimo culto della personalita' di Marcos, molta retorica e poco spirito pratico, tantissima inefficienza, molta dipendenza dagli aiuti internazionali... se l'economia si mandasse avanti a colpi di murales e di discorsi, il Chiapas zapatista batterebbe il Giappone. Di fatto, Marcos e' laureato in lettere...almeno Zapata era contadino, come leader mi sembra piu credibile.

Negli anni di lotta armata zapatista, molti indios si sono buttati in una lotta improvvisata fidandosi di capi improvvisati e di pochi scrupoli, buttandosi armati di bastoni contro la polizia federale armata di elicotteri e bazooka.... a migliaia nel 1994 sono morti crivellati di colpi per occupare militarmente Ocosingo, dopo che Marcos aveva garantito loro che non c'era nessun rischio.... la polizia li stava aspettando. Dopo il massacro, la polizia ha fatto alla svelta pulizia dei cadaveri e ai giornalisti ha mostrato un campo di battaglia con pochissime vittime - mi ricorda le stragi di Shabra e Shatila e di Falluja, quando ai giornalisti viene concesso di accedere ai luoghi del massacro ormai il sangue e' stato tutto lavato.

In Guatemala, ugualmente le comunita' indios si sono trovate fra l'incudine della guerriglia dell'FMLN e il martello dell'esercito comandato dal neonazista Rios Montt, che ha praticato la politica della terra bruciata, cioe' lo sterminio degli indios accusati di sostenere la guerriglia. Ugualmente la guerriglia sterminava gli indios che non li sostenevano per paura delle rappresaglie dell'esercito. A dieci anni dagli accordi di pace, i mandanti di tutte queste stragi occupano i massimi incarichi istituzionali e finira' tutto nel dimenticatoio. Pinochet insegna. Nei lunghi viaggi sugli autobus ho provato a farmi raccontare da compagni di viaggio indios cosa era successo durante gli anni della guerra interna; inutilmente, vogliono tutti dimenticare, seppellire i morti e dimenticare gli orrori vissuti. L'indio viene fregato dagli stessi indios "cachiques", i prominenti che si fanno eleggere rappresentanti delle comunita' e che di fatto si vendono al potere per favorire lo sfruttamento delle comunita'. Mi sono infilato di straforo nella sala del consiglio indigeno di Chichicastenango e i leaders locali mi avevano un aspetto estremamente loffio (mafioso), rimasi stupito per l'assenza sulle pareti di qualsiasi richiamo ad una lotta di difesa dell'indio, invece pullulavano di ritratti dei cachique stessi, una specie di autoincensamento dei leaders.

(maggio 2007)